Suzanne Noël, la femminista pioniera del "ritocchino"

Il concetto di libertà della donna è più forte solo quando si conserva la bellezza naturale o anche con quel ritocco in più? Era sicuramente del secondo pensiero Suzanne Noël, colei che utilizzava i bisturi per modificare i connotati dei volti

Suzanne Noël, la femminista pioniera del "ritocchino"

Suzanne Blanche Marguerite Gros nasce il 19 gennaio del 1879 a Laon, una paesino francese di origine medievale e cresce con la madre vedova che le impartisce una severa educazione insegnandole a diventare la classica brava moglie per un buon partito. A quell'epoca era questo il massimo a cui puntare per una donna. Sin da piccola, quindi, impara l’arte del cucito ma anche la composizione di miniature, passione che sarà la sua fortuna nel tempo.

A 19 anni sposa un dottore dermatologo, Henry Perat, e nel 1897 la coppia si trasferisce a Parigi in un quartiere famoso per essere frequentato da artisti come Alexander Dumas e attori emergenti di quell’epoca. Suzanne e il marito vivono negli agi, ma non è pienamente soddisfatta. Si sente incompleta e ha un irrefrenabile impulso di curiosità nei confronti del mondo che non può appagare stando ferma nella sua condizione. Inizia a recarsi spesso nello studio di dermatologia a osservare, affascinata, il lavoro del marito, cui fa continue domande memorizzando ogni cosa.

Il concetto di bellezza e i primi studi

Proprio in quegli anni spopola la “beauty culture”: il canone femminile per eccellenza, un prototipo ideale di come dovrebbe essere il corpo delle donne. A dare le misure sono i film le riviste e le pubblicità che sponsorizzano un corpo magro e longilineo. Si comincia quindi a inseguire affannosamente quell’ideale di perfezione con diete e strumenti di tortura. Per chi invece può permetterselo, la strada più breve è quella della chirurgia plastica che nei primi del ‘900 è solo agli inizi. Suzanne, che è un’osservatrice attenta anche a questi cambiamenti, si affeziona talmente tanto all’idea di poter modificare qualcosa di già compiuto da chiedere l’autorizzazione al marito di poter studiare medicina. Durante quegli anni, infatti, vige ancora il codice napoleonico che tiene ben saldo l’ideale dell’uomo padrone di ogni decisione. Henry non ha nulla da obiettare e, anzi, la incoraggia a iscriversi all’università per poter lavorare insieme nel suo studio.

Iniziano le lezioni e Suzanne è una delle pochissime donne a studiare tra una moltitudine di uomini. La disparità è notevole sia nella scuola per raggiungere il diploma, si tra i banchi in facoltà di medicina. Ma Suzanne è determinata, non si fa intimorire e ottiene voti brillanti, soprattutto nelle materie dove viene messa in pratica la destrezza di mano. Il suo passatempo preferito impiegato a costruire miniature le aveva dato un’ottima preparazione che viene notata, in modo differente, da colleghi e professori.

Il fatto di essere donna costituisce ancora un grosso problema e lo diventa ancora di più quando inizia il tirocinio all’interno di un ospedale. Alcuni medici, infatti, denunciano la sua presenza al tribunale di Parigi, chiedendo l’esclusione e l’interdizione sua e di tutte le donne della facoltà di medicina. Richiesta, però, respinta.

Tra i banchi dell’università Suzanne stringe una forte amicizia con André Noël, un giovane studente come lei appassionato di medicina. Nel frattempo apprende da un brillante medico la tecnica per “riparare” i danni sui volti: rimane stupita di come una mano ferma e abile possa ridare un aspetto migliore a chi viene sfregiato. In particolare, l’intervento su una bambina con la guancia deturpata da un’ustione mette in moto in Suzanne l’assoluta convinzione che il suo futuro sia tutto racchiuso nella chirurgia estetica.

La separazione e gli anni di ricerche

Dopo undici anni di matrimonio, nel 1908, dà alla luce la sua prima figlia, Jacqueline. Sin dall’inizio la paternità della bambina è dubbia e cominciano a vociferare pettegolezzi su una storia extraconiugale proprio con André. Anche se le chiacchiere da strada si dimostreranno vere, lei negherà per anni custodendone il segreto. Né la gravidanza, né la nascita della figlia frenano la sua passione verso gli studi e la voglia di apprendere. È proprio questa sua assenza in famiglia a spingere lei e Henry a litigare sempre più spesso, fino a che il rapporto si incrina e i due si separano mantenendo un buon rapporto.

Nel 1911 Suzanne si trasferisce insieme a Jacqueline in un appartamento che, però, non riesce a gestire da sola perché giuridicamente risulta ancora legata al marito e dunque dipendente da ogni sua decisione. Henry è perfettamente consapevole della situazione e spinto dal bene e dalla grande considerazione verso l’ex moglie, decide che può continuare a collaborare con lui così da poter sostenere le spese.

Nel contesto universitario è contesa tra i suoi due grandi mentori. Con uno continua il lavoro nel reparto di ginecologia e ostetricia, con l’altro si esercita nella chirurgia plastica ed estetica. Un giorno il marito la informa di un evento unico: Sarah Bernhardt, un’attrice di 66 anni, si era appena prestata a un intervento di lifting frontale eseguito dal professor Charles Miller per eliminare le rughe.

Suzanne è curiosa di vedere il risultato e quando ci riesce decide di contattare la star del cinema per convincerla che il lavoro fatto sul suo viso, nonostante sia buono, è a metà perché ha lasciato diversi solchi della vecchiaia all’altezza degli occhi e nella parte inferiore nel volto. Bernhardt la ascolta con interesse e accetta il consiglio di sottoporsi a un ulteriore intervento. Il risultato è sorprendente e sembra che l’operazione le abbia tolto almeno 10 anni di vita. A quel punto Suzanne è completamente entusiasta e affascinata dalla magia della chirurgia.

La Grande Guerra e il deturpamento

Nel 1914 inizia la Prima Guerra Mondiale. I deturpamenti bellici non incidono solo sul territorio ma anche sui volti e i corpi delle persone e così, dal 1916, Suzanne che è ancora solo una tirocinante, mette a disposizione le sue conoscenze occupandosi dei feriti. Successivamente, durante l’occupazione nazista, si prenderà cura di partigiani ed ebrei torturati dalla Gestapo, dedicandosi alla rinoplastica facciale per modificare totalmente i tratti del volto e permettere loro la libertà.

Nel frattempo Henry, che si era arruolato come volontario, crede molto alla causa e combatte in maniera eroica. Un giorno, durante l’addestramento, perde la sua maschera antigas e inala una sostanza chimica che gli compromette totalmente i polmoni e dopo una lenta agonia, nel 1918, muore. È un duro colpo per Suzanne, ma reagisce al dolore come ha sempre fatto: impegnandosi a proseguire la sua ricerca. La sua occupazione diventa quella di sostenere le vittime di guerra, anche le donne vedove che capisce e comprende e rassicura con parole motivanti e prodotti per la cura del viso e del corpo.

Gli anni post bellici e le battaglie per il suo credo

Con la morte del marito muoiono anche quei pochi diritti che Suzanne aveva conquistato tramite la firma alle autorizzazioni. È consapevole del fatto che adesso non ha più un lavoro con cui sfamare la figlia e la madre che nel frattempo si era trasferita da lei. La soluzione è davanti ai suoi occhi: André. Il giovane, però, essendo più piccolo di sette anni, non ha concluso gli studi, è ancora un tirocinante e quindi neanche lui ha un lavoro stabile. Sarà proprio lei ad aiutarlo a laurearsi e a fornirgli tutte le ricerche.

Nel 1919 i due si sposano ufficialmente e lei diventa Suzanne Noël. Insieme alla figlia si trasferiscono in un appartamento all’interno del quale una stanza era utilizzata come sala operatoria per i suoi interventi chirurgici con cui modifica e perfeziona i connotati del corpo e del viso delle sue clienti. Negli anni successivi, con una mano sempre più esperta, eseguirà i suoi interventi più complessi e invasivi in una delle cliniche più prestigiose della Francia, così da poter utilizzare anche l’anestesia totale per operazioni che riguardano altre parti del corpo come il seno.

Gli ostacoli, però, sono ancora tanti e la medicina si spacca in due tra chi è pro e chi contro a questo tipo di interventi ritenuti non necessari perché esclusivamente estetici. Ne seguiranno anche battaglie legali durante le quali chi è contro presenterà esempi in cui la chirurgia ha rovinato visi e corpi in maniera irrecuperabile. Questo dibattito, anche se in termini più placati, dura ancora fino a oggi. Ciononostante i lavori di Suzanne continuano ad avere successo e la sua passione è sempre più legata all’attivismo a cui crede, operando gratuitamente donne che lavorano in fabbrica e licenziate perché considerate "troppo anziane”. La sua è una battaglia femminista perché trasforma la chirurgia in sicurezza e la sicurezza nell'obiettivo di far prevalere i propri diritti in qualsiasi ambito della società.

Quando la figlia muore a 13 anni per aver contratto la spagnola, André reagisce chiudendosi in se stesso e sperperando tutti i loro guadagni. Segue un periodo di profonda crisi per la coppia dove l’unica soluzione rimane quella di portare l’uomo in un istituto psichiatrico, ma prima di farsi fare internare, mentre stanno passeggiando, André si getta con uno scatto improvviso nella Senna e muore.

“Soroptimist”

È il 1924 e Suzanne si trova nuovamente in uno stato disastroso da cui ne uscirà ancora buttandosi a capofitto sul lavoro. Per ironia della sorte si trova a 47 anni con una fama che la precede in campo chirurgico, ma nessuna carta in mano che lo dimostri perché non ha discusso la tesi di laurea e dunque non ha mai ottenuto alcuna licenza per esercitare. Così l’anno dopo decide che a tutti i costi deve finire i suoi studi e ci riesce. Adesso può dedicarsi alla sua passione alla luce del sole. La battaglia femminista rimane al centro delle sue attività. La sua volontà è quella di far sì che le donne acquisiscano sempre più indipendenza dalla figura dell’uomo e possano riuscire a cavarsela da sole proprio come ha fatto lei durante la sua vita.

L'ennesimo cambiamento della sua vita avviene con l’associazione “Soroptimist” del medico Stuart Morrow che la contatta per poterne far parte. Soroptimist International è un’organizzazione statunitense no profit che raccoglie donne da ogni parte del mondo con un’elevata professionalità per metterla a disposizione della condizione e dei diritti femminili. Sarà proprio Suzanne a fondare in Francia il primo Club Soroptimist dell’Europa continentale e poi ad allargarsi fino in Cina e Giappone.

In seguito a un problema alla vista si ritira dalle sale operatorie e dai salotti a cui partecipava grazie alla sua fama e trascorre la sua vecchiaia occupandosi, solo con le sue idee pragmatiche e non più con le mani, all’attivismo di cui va orgogliosa. Muore l’11 novembre del 1954 all’età di 76 anni.

Del suo nome intriso di lavoro e battaglie resta una borsa di

studio, la “Dr. Suzanne Noël Scholarship”, destinata a donne medico che intendano specializzarsi nel campo della chirurgia plastica e ricostruttiva, una targa commemorativa e una via parigina che riporta il suo nome.

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