La grande sforbiciata del Papa: parola "fine" all'era Ratzinger

Con le dimissioni di Sarah, termina l'epoca dei ratzingeriani nella Curia. Adesso la Chiesa è a trazione progressista

La grande sforbiciata del Papa: parola "fine" all'era Ratzinger
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Ogni Papa disegna la Chiesa del presente (e quella del futuro) a sua immagine e somiglianza. Dal cardinal Raymond Leo Burke al cardinal Gherard Ludwig Mueller, da monsignor Luigi Negri al cardinal Antonio Cañizares Llovera: il fatto che un altro porporato, il cardinale Robert Sarah, non occupi più un ruolo di vertice in Curia, riapre un vecchio dibattito che riguarda il rapporto tra la linea del Papa e gli esponenti ecclesiastici considerati vicini alle istanze del conservatorismo.

"Misericordiati" è un termine che i blog animati dai cosiddetti tradizionalisti utilizzano per segnalare come l'ultracitata "misericordia" si declini sulle logiche istituzionali. Una "misericordia", insomma, che in Vaticano sarebbe divenuta sinonimo di "cacciata". In realtà, non è insolito assistere ad un turn over prefettizio sulla base dell'idea di Chiesa che questo o quel Papa promuove. Quando Giovanni Paolo II è morto, i prefetti della Santa Sede erano tutti "uomini di punta" del cattolicesimo istituzionale per come Karol Wojtyla lo concepiva. Certo, Joseph Ratzinger ha operato in modo diverso, ma al papa emerito hanno spesso rimproverato, anche da destra, di non essere stato in grado di abitare la "stanza del potere", e dunque di aver lasciato molto spazio persino ai suoi oppositori.

Storie di altri tempi. Il corso di Francesco è chiaro: vengono privilegiati gli ecclesiastici che si distinguono per meriti sul campo. E la provenienza diocesana, per le nomine, non conta più.

Sarà per questo che, come segnalato da recenti edizioni di Libero e de La Nuova Bussola Quotidiana, per la successione del cardinal Sarah si fa il nome di un francescano: monsignor Vittorio Viola. Ma si tratta ancora di una suggestione. Il cardinale africano si è dimesso per raggiunti limiti di età. La polemica non è giustificata. Il problema per il fronte conservatore, come già abbiamo avuto modo di segnalare, è che altri prefetti hanno segnalato il limite d'età. Quindi - si dice in quegli ambienti - il Papa avrebbe potuto riconfermare Sarah. Ma Bergoglio non ha concesso al cardinale Mueller la prosecuzione del suo incarico presso la Congregazione per la Dottrina della Fede, nonostante la prassi prevedesse un rinnovo quasi automatico.

Ricostruire un presunto disegno per cui Jorge Mario Bergoglio vorrebbe fuori dai palazzi sacri coloro che guardano con favore al ratzingerismo diventa gioco facile. Ma sarebbe stato atipico se Francesco avesse costruito la sua Chiesa attorno agli uomini che hanno accompagnato l'approccio e l'azione del predecessore. Ogni Papa - si diceva - è a sé. Per cui non bisogna stupirsi del progressivo allontanamento di chi la pensa come la pensava quello di prima, per così dire. Per quanto i Papi siano sempre in continuità.

I conservatori, però, soprattutto all'interno della "base", non sono pochi. Sia in Italia che all'estero. Basti guardare all'attivismo dei "pro life" o al vigore con cui le piazze hanno domandato ad Emmanuel Macron di riaprire le chiese francesi alla fine del primo lockdown, così come l'ondata conservatrice negli Stati Uniti. Il popolo sembra davvero vicino alle battaglie cavalcate da Robert Sarah sull'imminente pericolo della fine dell'Occidente. Ma la Chiesa non è costruita sul consenso degli ecclesiastici. Altrimenti l'Ecclesia si sarebbe strutturata come una democrazia politica.

Alla fine di questo pontificato, della Chiesa ratzingeriana potrebbe restare poco e niente. Uno scenario prevedibile, a dire il vero. Rimane il tema della spinta propulsiva del conservatorismo cattolico, che continua a rivendicare spazi.

Con una novità: dopo l'abbandono di Benedetto XVI, il cardinal Sarah era divenuto, con ogni probabilità senza neppure volerlo, un riferimento costante dei conservatori, tanto europei quanto americani. Adesso però l'unico conservatore rimasto in Curia si è dimesso. E la distanza tra la base conservatrice ed i sacri palazzi rischia di divenire più ampia.

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