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Taglio o no, il centrodestra è sempre maggioranza

Tra breve si voterà al referendum sul taglio dei parlamentari. È un tema molto caro al M5s, che ne ha fatto da tempo uno dei suoi obiettivi principali

Taglio o no, il centrodestra è sempre maggioranza

Tra breve si voterà al referendum sul taglio dei parlamentari. È un tema molto caro al M5s, che ne ha fatto da tempo uno dei suoi obiettivi principali. Il quesito è apparentemente assai «facile» per orientare l'opinione pubblica, specie quella parte, molto numerosa, animata, in misura più o meno consistente, da sentimenti di antipolitica. Anche se si tratta in realtà di una questione assai complessa, con risvolti tecnici molto articolati. Forse anche per questo motivo, i cittadini appaiono piuttosto disinformati al riguardo, come emerge anche dai sondaggi più recenti. Proprio questi ultimi suggeriscono però, almeno per ora, una netta prevalenza di consensi al provvedimento proposto: 82% per Demos, 72% per Euromedia e addirittura 88% secondo Eumetra.

Ma quali sarebbero le ricadute politiche sulla composizione del Parlamento se il taglio dei parlamentari si realizzasse? L'istituto Cattaneo ha, meritoriamente, appena pubblicato un documentato studio al riguardo (di M. Valbruzzi e S. Vassallo), utilizzando gli esiti delle più recenti ricerche sulle intenzioni di voto e distinguendo naturalmente i vari scenari che si presenterebbero a seconda dei sistemi elettorali che potrebbero venire adottati. Col proporzionale con soglia di sbarramento al 5% (che costituisce una delle opzioni in questo momento più considerate), il quadro sarebbe fuori discussione: entrambi i rami del Parlamento vedrebbero una netta prevalenza (attorno al 55%) del centrodestra. Con un ruolo, sottolineano i ricercatori del Cattaneo, particolare per Forza Italia, che «potrebbe controllare una quota di parlamentari decisiva per la formazione di un governo di centrodestra».

Sondaggio Mannehimer

Certo, nel caso di una soglia di sbarramento del 5% alcune piccole forze di centrosinistra (ad esempio, Italia Viva, Azione e +Europa) potrebbero coalizzarsi tra di loro per superarla. Aumenterebbero così il loro rilievo politico, ma, anche in questa evenienza, il centrodestra manterrebbe una, sia pur più modesta, maggioranza (attorno al 52%) in entrambe le Camere.

Alcuni suggeriscono tuttavia l'abbassamento della soglia di sbarramento al 3%. Ma ciò non muterebbe lo scenario descritto. Anche se Iv, Azione e Leu superassero questa percentuale di voti (oggi sono stimati sostanzialmente al 3%), il centrodestra manterrebbe un vantaggio sia pure più risicato, specialmente al Senato. E se non dovessero invece raggiungerla, si prospetterebbe «lo scenario peggiore per il centrosinistra».

Potrebbe però anche accadere che, malgrado tutte le buone intenzioni e le insistenti dichiarazioni, la maggioranza di governo non riesca a varare una nuova legge elettorale e si sia costretti a votare con la normativa attuale (la legge «Rosato»). L'esito delle consultazioni dipenderebbe naturalmente anche dalla ridefinizione dei collegi e dalla composizione delle coalizioni. Ma è ragionevole prevedere che, anche in questa evenienza, i risultati delle elezioni darebbero luogo «con più elevata probabilità» a una maggioranza di centrodestra.

Insomma, lo studio del Cattaneo conferma come, al di là del numero di parlamentari e, per certi versi, del sistema elettorale adottato, se ci fossero nuove elezioni, il centrodestra finirebbe col governare il Paese. Con un elemento significativo: specie nel caso di reintroduzione di un sistema totalmente proporzionale, riacquisterebbero rilievo nel nostro Paese, le forze più «centrali», anche se meno importanti dal punto di vista quantitativo: specialmente Forza Italia, ma anche una eventuale coalizione di IV con Azione e +Europa. Che assumerebbero quel «potere di coalizione» dei piccoli partiti, che ebbe un ruolo così significativo in passato.

Mutando così significativamente l'attuale scenario politico.

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