Il tribunale lavora sulle carte e sulle parole, mette a confronto diverse tesi e arriva, inevitabilmente, a conclusioni astratte, ovvero «formali». D'altra parte, è inevitabile. I tribunali si affidano a esperti che spesso non lo sono, come abbiamo più volte rappresentato, che, sul tema fondamentale della verità, per la quale occorre conoscenza, arrivano a dichiarare «vere» opere false e «false» opere vere. Nel caso dell'Uomo vitruviano di Leonardo, il problema è un altro, non l'autenticità, ma lo stato di conservazione, la sua trasportabilità, la sua pertinenza «identitaria» al museo. Nel caso, alle Gallerie dell'Accademia di Venezia che hanno, come tutti i musei, depositi e fondi, ma non un gabinetto dei disegni come spazio espositivo
Il disegno di Leonardo appartiene al patrimonio artistico nazionale, ma potrebbe essere in qualunque museo e, per gran parte del tempo, non sarebbe comunque esposto. La sua pertinenza è dunque virtuale, astratta, potenziale. Il responsabile diretto del disegno come di ogni altra opera del museo è il sovrintendente, la cui posizione, nel rispetto della legge, equivale a quella di un magistrato, e dovrebbe quindi essere insindacabile. Il ministro, sulla base delle indicazioni del sovrintendente, decide sulle opportunità relative a un'opera, come si è detto, per quello che riguarda, per esempio, i prestiti. Da qui deriva l'accordo con il ministro francese per l'importante scambio tra il Louvre e l'Italia, ovvero tra la mostra di Leonardo a Parigi (dal 24 ottobre prossimo) e la mostra di Raffaello a Roma (nel 2020).
Un improvvido ricorso, senza fondamento reale, di Italia Nostra ha messo in dubbio e, fino a ieri, sospeso il prestito, in attesa della sentenza del Tar. Sulle carte e sulle parole essa non può che essere astratta e, nella sostanza finale, fideistica, se si fanno vacillare i presupposti della responsabilità diretta ed esclusiva del sovrintendente e direttore del museo. Io lo sono stato, proprio a Venezia, e oggi lo è Giulio Manieri Elia. L'impegno e la responsabilità sono oggi potenziati dal fatto che io faccio parte del Comitato scientifico dell'Accademia, e nessuna sentenza può prescindere dalla valutazione di una commissione nominata proprio con la finalità di contrastare o sostenere, «scientificamente», le decisioni del sovrintendente. Il presupposto è quello indicato da Giovanni Battista Vico: «verum ipsum factum». È per questo che, il 14 ottobre, si è riunita la commissione costituita dal sovrintendente; da Linda Borean, storico dell'arte docente all'università di Udine; Chiara Casarin, direttrice del Museo civico di Bassano; Riccardo Calimani, storico; Roberta Battaglia, storico dell'arte e curatore dell'Accademia di Venezia; e io, Vittorio Sgarbi.
Ho chiesto che la commissione effettuasse un sopralluogo nei depositi della Galleria dell'Accademia dove il foglio è conservato. Il Comitato ha preso visione prima della scheda tecnica del doppio climabox che accompagnerà l'Uomo vitruviano a Parigi. I consiglieri si sono recati successivamente, accompagnati dal presidente e dalla dottoressa Valeria Poletto, responsabile del Gabinetto disegni e stampe delle Gallerie dell'Accademia, a vedere l'Uomo vitruviano e il doppio climabox. E hanno chiesto, all'unanimità, che venissero messe agli atti, nel verbale, le seguenti osservazioni.
Per quanto riguarda la consistenza fisica del disegno, esso appare in perfette condizioni conservative per ciò che concerne l'inchiostro e il motivo del tondo disegnato con un compasso, di cui resta il foro centrale. Alla luce, in trasparenza, il foglio appare sostanzialmente integro, con qualche consunzione in basso a destra da considerarsi fisiologica per qualsiasi disegno antico. Di straordinaria efficacia appare il sistema di sicurezza, che garantisce la temperatura e l'umidità relativa costanti per il disegno e, con una garanzia senza precedenti, il climaframe che contiene il climabox. Il foglio non è quindi suscettibile «di subire danni nel trasporto o nella permanenza in condizioni ambientali sfavorevoli» (ridicole se riferite al Louvre), come indica l'art. 66 del D. Lgs 42/2004. Il Comitato scientifico esprime unanime parere favorevole al prestito, in seguito alla visione diretta del disegno, che consente di chiarire le posizioni puramente astratte assunte nelle riunioni precedenti, come risulta dai verbali. Questo, per quanto concerne la conservazione del foglio e il suo trasferimento ed esposizione al Louvre, in condizioni ambientali ampiamente garantite, e con la fonte di luce fissata nel limite di 25 lux. Sulla questione dell'esposizione alla luce è agli atti anche un documento molto preciso sulla totale legittimità, per quanto riguarda la conservazione, del prestito del disegno da parte dell'Istituto centrale del restauro, firmato dal direttore Luigi Ficacci. Per quanto riguarda la questione della pertinenza alle Gallerie dell'Accademia di Venezia, è evidente che il disegno, come tutti quelli appartenenti al fondo Bossi, è pertinenziale; ma è indubbio che esso ha ben più forte riferimento al mondo milanese in cui fu concepito. Non ha quindi carattere identitario. Ogni opera e ogni disegno appartenente alle Gallerie è «pertinenziale», ma con un presupposto fondamentale: che sia esposto e visibile. La lunga vita dell'Uomo vitruviano è invece una vita «dormiente», essendo che, salvo rarissime occasioni, non è esposto, e non lo sarebbe durante il periodo della mostra del Louvre. Resterebbe dunque invisibile, e quindi «im-pertinente», con grave nocumento della universale conoscenza, garantita da un'esposizione straordinaria e certamente frequentatissima, con tutte le garanzie di rigore del progetto scientifico. Non concederne il prestito, per non esporlo, neanche a rotazione, è una scelta insensata e illiberale, proprio per le ragioni indicate nell'esposto di Italia Nostra. Un grande disegno costretto negli spazi di un deposito è pertinente soltanto a quelli. Cioè: non alle Gallerie e alla loro funzione di formazione, educazione, crescita culturale. Non corrisponde quindi al carattere previsto dall'art. 66 del D. Lgs 42/2004 che parla di un «fondo principale di una determinata ed organica sezione di un museo».
La confusione è totale, e anche l'attribuzione delle competenze. Il potere della politica è del tutto evaporato, anche in un caso di sottile diplomazia culturale come quello, sostenuto con grande efficacia, e dialogando con il suo giovane corrispondente francese Franck Riester, da Franceschini, con le garanzie e le autorizzazioni fondamentali del direttore dell'Accademia, Giulio Manieri Elia, e quelle del suo comitato scientifico. Italia Nostra ignora, nella sua miope polemica, non solo che l'Uomo vitruviano, senza utilizzarlo per ritorsione, può serenamente viaggiare, non è fragile e non corre rischi, come garantisce anche l'Istituto centrale del restauro, interpellato, ma anche che non prestarlo non porterebbe alcun vantaggio all'Italia, perché il disegno non sarebbe esposto ma starebbe stabilmente nei depositi dell'Accademia dove anch'io, da sovrintendente a Venezia, l'ho sempre visto.
Un divertente equivoco è stato introdotto da un'infondata osservazione statistica del critico Francesco Bonami, che non lo ha mai visto, ma è convinto che sia esposto all'Accademia, e che lo vedano il 2,5 per cento dei 12 milioni di turisti a Venezia, 300mila dei quali vanno all'Accademia.
Ma, in realtà, non lo vedono, perché vive, non visto da nessuno, nei depositi. Non è mai esposto. Forse in un anno lo vedono 6 (sei) persone. E neppure le stesse che oggi non lo vorrebbero vedere neanche al Louvre. Il Tar, concedendo il prestito, ha restituito dignità e onore allo Stato italiano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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