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Ilva, il tribunale ordina lo spegnimento dell'Altoforno 2

La decisione è stata presa dal giudice Francesco Maccagno: "ne va dell''integrità psico-fisica dei lavoratori"

Ilva, il tribunale ordina lo spegnimento dell'Altoforno 2

Si riaccendono i riflettori sullo stabilimento siderurgico di Taranto. Oggi è stata negata la proroga richiesta dai commissari dell'Ilva in amministrazione straordinaria (Corrado Carruba, Piero Gnudi ed Enrico Laghi) per l'uso dell'altoforno 2 dell'ex Ilva da parte di ArcelorMittal con l'obiettivo di eseguire ulteriori lavori di messa in sicurezza. La decisione è stata presa dal giudice Francesco Maccagnano.

"I lavoratori dell'Ilva, dopo 32 ore di sciopero e una grande manifestazione a Roma, non sono nemmeno riusciti a tornare a casa e trasmettere alle proprie famiglie un po' di fiducia, che è arrivata la doccia gelata della decisione del giudice di rigettare l'istanza dei commissari sulla continuità di marcia dell'altoforno 2", ha commentato Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, presente allo sciopero di oggi a Roma in piazza Santi Apostoli. "Non voglio giudicare la decisione del giudice - ha spiegato il rappresentante della Uilm - ma ritengo che questa situazione sia l'ultimo tassello di una trattativa sempre più in salita, che vede allontanarsi una soluzione che vada nella direzione della tutela della salute, della salvaguardia dell'ambiente, della garanzia dei livelli occupazionale e della continuità produttiva".

"Anche in questa situazione drammatica - ha continuato ancora il segretario nazionale - mi sento di trasmettere un messaggio di speranza nei confronti dei lavoratori e del lavoro che porteranno avanti le istituzioni." Con la fermata dell'altoforno 2 si prefigurano scenari preoccupanti che potrebbero portare fino alla chiusura dello stabilimento di Taranto e alla fermata degli altri siti italiani del gruppo. Questa decisione, inoltre, potrà inasprire il contenzioso tra Arcelor Mittal ed il Governo italiano.

Il giudice Maccagno, dinanzi al quale si svolge il processo sulla morte dell'operaio Alessandro Morricella, ha ribaltato la decisione della procura della Repubblica di Taranto che proprio ieri aveva accordato una proroga per consentire l’attività produttiva dello stabilimento siderurgico pugliese.

Il 13 dicembre, poi, sarebbe dovuta essere la scadenza per mettere a norma l'impianto (l'Altoforno 2 è il più grande dello sito siderurgico), ma con la proroga negata l’Afo2 rischia di nuovo di essere messo sotto sequestro con il conseguente spegnimento.

Per Maccagnano, "il termine richiesto risulta troppo

ampio, in palese contrasto con tutte le indicazioni giurisprudenziali e normative, e dunque tale da comprimere eccessivamente l'interesse alla salvaguardia dell'integrità psico-fisica dei lavoratori".

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