C'è un social network che ti trova più amici di Facebook e ti piazza sul mercato del lavoro in modo più efficace di Linkedin. Che ti crea una rete di protezione più forte di quella della massoneria e vale più di un curriculum con laurea, master e dottorati di ricerca nei più prestigiosi atenei del pianeta. È la rete sociale degli ex terroristi rossi, un dopolavoro per assassini che dagli anni Settanta non ha mai perso un colpo, non ha mai smesso di funzionare.
Lo abbiamo visto in questi giorni con la vergognosa scarcerazione di Cesare Battisti, ma lo spettacolo indecente è sotto gli occhi di tutti da anni. E soltanto oggi - meglio tardi che mai - l'opinione pubblica è unita nell'indignazione di fronte al brindisi spaccone di un pluriomicida. Eppure, nei salotti buoni, nella Parigi che conta, nel Sudamerica degli intellettuali marxisti, tra i registi, gli attori e gli scrittori c'è sempre stato qualcuno pronto a offrire un soccorso rosso al compagno errante, nel senso che sbagliava e nel frattempo se la dava a gambe levate.
Nel Paese dei paradossi, aver fatto parte della lotta armata, aver ucciso pubblici ufficiali, aver riempito di piombo qualche fascista o aver rapinato commercianti nel nome di un'ideologia stupida e criminale è un valore aggiunto. La garanzia di avere un pulpito dal quale pontificare su qualche qualificato giornalone, di potersi affermare come scrittore in qualche potente casa editrice. Con le conseguenti recensioni compiaciute degli ex compagni che non hanno mai smesso di sbagliare e continuano a discettare su cosa è giusto o è sbagliato, cosa è etico e cosa non lo è. Abbiamo visto brigatisti mai pentiti salire in cattedra e tenere lectio magistralis di fronte a giovani che - a differenza loro - rimarranno senza il lavoro che meriterebbero; abbiamo visto ex terroristi diventare deputati e concionare dai palchi di quelle istituzioni che volevano sovvertire e altri ancora farci la morale nei salotti televisivi.
Sempre protetti dalla rete del dopolavoro per assassini e dall'intellighenzia sinistra.Il passo da cattivo maestro a maître-à-penser è velocissimo. La fedina penale diventa un curriculum vitae. Per il delinquente comune c'è l'oblio. Per il delinquente comunista il palcoscenico. Invece che la cella.
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