Coronavirus

Il dibattito sulla terza dose: spunta l'ipotesi per i più fragili

Mentre Israele sarà il primo Paese ad iniziare la somministrazione di una terza dose ad anziani e più fragili, in Italia monta il dibattito: ecco cosa ne pensano gli esperti

Il dibattito sulla terza dose: spunta l'ipotesi per i più fragili

Da un lato aumentano i casi di variante Delta, dall'altro sembra che gli anticorpi contro il Covid sviluppati dai vaccini attualmente in uso diminuiscano dopo sei mesi dalla completa immunizzazione. Un rapporto aumento-diminuzione che preoccupa in vista del prosieguo dell'estate ma soprattutto della prossima stagione autunnale. Ecco perché il dibattitto sulla terza dose si fa sempre più acceso ed il Ministero della Salute comincia ad avere le idee chiare, in particolare su anziani e fragili.

Cosa dice lo studio

Come abbiamo trattato di recente, l'ultima ricerca condotta dai ricercatori dell’University College di Londra e pubblicata nei giorni scorsi sulla rivista scientifica Lancet, si è infatti concentrata sulla durata dell'immunità determinata dal completamento del ciclo vaccinale; in particolare, il documento rileva che i livelli totali di anticorpi sviluppati dai vaccini Pfizer e AstraZeneca comincerebbero a diminuire sei settimane dopo l’immunizzazione completa, e gli stessi, in dieci settimane, potrebbero ridursi anche di oltre il 50%. Visto che gli anticorpi derivanti dai vaccini si riducono a questo ritmo, gli effetti protettivi dei medicinali in uso sarebbero lentamente destinati sparire, risultando quindi sempre meno efficaci contro le nuove varianti del coronavirus.

L'Italia ci sta pensando, la Ue: "Siamo pronti"

A questo punto, prende sempre più corpo l'ipotesi di un piano che possa prevedere un ulteriore richiamo per alcune categorie: le persone fragili, gli immunodepressi e gli operatori sanitari che hanno iniziato le prime dose il 27 dicembre 2020 con il 'V-Day'. Il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, intervenendo a Radio Cusano Campus, parlando della durata del vaccino ha lanciato un allarme. "Una quota della popolazione può avere una riduzione degli anticorpi dopo 6 mesi, significa che in quelle persone bisognerà fare un richiamo. È possibile - ha aggiunto - che ogni anno si debba fare un richiamo come per l'influenza". Sulla terza dose si era espresso anche Gianni Rezza, direttore generale Prevenzione del ministero della Salute. "Probabilmente un richiamo vaccinale" ulteriore contro Covid-19 "sarà nelle cose, anche se non sappiamo ancora quando, come e per chi".

"Siamo molto consapevoli che può esserci bisogno di un'ulteriore dose di richiamo e questo è uno dei motivi per cui ci siamo preparati ad esempio concludendo un terzo contratto con Pfizer, tempo fa, che prevede 1,8 miliardi di dosi e l'obiettivo di queste dosi è essere pronti per le dosi di richiamo, se necessario", ha detto il portavoce della Commissione Ue, Stefan De Keersmaecker, ad un briefing con la stampa a Bruxelles.

Israele comincia domenica

Intanto, lo Stato di Israele è stato il primo a dare il via libera alla somministrazione di una terza dose di vaccino Pfizer contro il Covid-19 alle persone di età superiore a 60 anni che rischiano di sviluppare un decorso grave della malattia. Lo ha annunciato il ministero della Salute in una nota. Il comitato per la vaccinazione contro il coronavirus del ministero della Salute ha votato a maggioranza assoluta per somministrare il terzo vaccino Pfizer agli anziani nonostante non ci sia ancora l'approvazione dalla Food and Drug Administration statunitense. "La nostra strategia è chiara: salvaguardare la vita e salvaguardare la quotidianità nello Stato di Israele", ha dichiarato il primo ministro Naftali Bennett.

"Solo per i fragili", "Baggianata": si accende il dibattito

"Sulla necessità di una terza dose non ci sono dati a sufficienza per dire che andrà fatta. Probabilmente la risposta ai vaccini a mRna dura almeno un anno o di più. Io credo che la terza dose si farà ad un gruppo selezionato: agli anziani fragili, agli immunodepressi, chi è paziente oncologico o ematologico, ai trapiantati", afferma ad Adnkronos Salute Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova. "Credo sia da prendere in considerazione" la terza dose di vaccino anti-Covid. Lo afferma il virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell'Università Statale di Milano, sull'ipotesi di un piano che possa prevedere un ulteriore richiamo per le persone fragili, gli immunodepressi e gli operatori sanitari vaccinati all'inizio. Lo stesso Pregliasco fa parte di uno studio di valutazione che ha mostrato come i titoli anticorpali si siano abbassatti rispetto all'inizio anche se le variabili sono molte: dagli anticorpi neutralizzanti all'immunità cellulare "manca ancora una standardizzazione", sottolinea.

Una terza dose "è una solenne baggianata. Io sono tra i primi ad essere stato vaccinato, quindi sarei tra i primi candidati alla terza dose. E non la farei perché non ha senso". Massimo Galli, direttore di Malattie infettive all'ospedale Sacco di Milano, contrario anche all'ipotesi di ulteriore richiamo le persone fragili, gli immunodepressi e gli operatori sanitari fin quando non ci sarà una valutazione "del loro stato rispetto alla risposta immunitaria". Sulla stessa linea di Galli ma in maniera un po' più moderata anche l'epidemiologo e assessore alla Sanità della Regione Puglia, Pier Luigi Lopalco, in merito alla possibilità di prevedere un ulteriore richiamo vaccinale che reputa ancora un po' "prematuro". "Dobbiamo raggiungere l'obiettivo di copertura con due dosi. Quando avremo dati robusti di durata della efficacia vaccinale, sicuramente servirà una strategia per la terza dose", conclude.

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