"Se ti metti l'elmetto...": il duro attacco di Capuozzo. Ecco con chi ce l'ha

L'ex inviato di guerra offre la sua personale analisi sul conflitto e non risparmia critiche alla decisione italiana di inviare armi in Ucraina. "Così ci siamo bruciati la possibilità di svolgere un ruolo di mediazione"

"Se ti metti l'elmetto...": il duro attacco di Capuozzo. Ecco con chi ce l'ha

La complessità della guerra non sfugge a chi la guerra l'ha vista e raccontata da vicino. Non sfuggono i dettagli, quelli che solitamente vengono ignorati dalla rappresentazione manichea delle parti coinvolte nel conflitto. Toni Capuozzo, alla luce della sua esperienza di ex inviato al fronte, alza l'asticella dell'analisi e descrive l'intervento militare in Ucraina senza risparmiare appunti a nessuno. Nemmeno all'Italia, che una posizione chiara l'ha presa decidendo di inviare armi agli ucraini. "Quelle armi non cambiano la sorte del conflitto. E poi ci siamo bruciati la possibilità di svolgere un ruolo di mediazione. Immaginate se avessimo fatto anche di più con i profughi, senza però inviare le armi", osserva in un'intervista a La Verità il giornalista friulano.

Di certo, un eventuale ruolo di mediazione con il presidente russo lo aveva compromesso pure Luigi Di Maio, che in tv definì Putin peggio di un animale (salvo poi rendersi conto del passo falso). "Un disastro. Con che faccia gli potremmo chiedere di trattenersi dall'invadere Kiev? Ma allora ha ragione Volodymyr Zelensky: dovremmo mandare gli aerei all'Ucraina. Se ti metti l'elmetto, non puoi darti malato. Non puoi fare la guerra per procura", commenta Capuozzo, registrando anche una certa debolezza d'azione da parte dei leader europei: "Quando Draghi dice che 'con abbiamo mai visto l'Europa così unita', in un certo senso ha ragione. Ma non l'abbiamo nemmeno mai vista così impotente. Unita nell'impotenza".

E poi c'è il ruolo delle notizie, che durante una guerra diventano esse stesse un'arma da orientare contro il nemico. "La chiamata alle armi psicologica dell'informazione è parallela alle accuse di filoputinismo", commenta Capuozzo, preferendo invece raccontare il conflitto in termini diversi. "Per certi versi, questa è una guerra tra opposti fascismi. Quanto ai gruppuscoli ucraini, più che il battaglione Azov, che pure avrebbe impedito ad alcuni profughi di lasciare Mariupol, trovo preoccupante la presenza di organizzazioni quali Centuria, che è trasversale a tutte le forze armate ucraine e le rifornisce di cadetti", sostiene il giornalista, in riferimento alle voci di infiltrazioni filonaziste tra i reparti di Kiev. E sulla controversa ipotesi che i militari ucraini abbiano impedito l'evacuazione di gruppi di civili, offre un punto di vista inedito: "Chi difende un centro abitato è quello più interessato a far sì che non tutti i civili lo abbandonino, perché dopo quella città può essere rasa al suolo. È credibile dal punto di vista logico. Le interviste ai profughi di Mariupol, che riferivano proprio questo, erano plausibili. Dopodiché, se non sei sul posto, non puoi saperlo con certezza".

Quel che si può sapere, anche a chilometri di distanza dal fronte, è che la guerra è destinata ad allargarsi a nuovi protagonisti. Non più e non solo russi e ucraini. "Un pezzetto di Siria in Europa lo stiamo già trasportando: anzitutto, i 16.000 dell'esercito di Bashar Al Assad, che si sono uniti ai russi. Ma dall'altra parte, ci sono americani che stanno reclutando miliziani di Idlib, appartenenti al fronte di Al Nusra", esamina Capuozzo, evocando il rischio di una riproposizione degli scenari del conflitto in Siria. "C'è il rischio che il conflitto s' incancrenisca. Non mi sorprenderebbe, ad esempio, se anziché sferrare l'attacco finale a Kiev, i russi disponessero una sorta di assedio medievale, guadagnando nel frattempo terreno a Sud. L'altro rischio, appunto, è che la guerra si allarghi", afferma il giornalista.

Il punto di non ritorno - annota l'ex inviato di guerra - è ormai stato raggiunto. "Non si può non tener conto di ciò che sta succedendo sul terreno. L'idea putiniana di un cambio di regime mi pare tramontata, ma lo è anche l'integrità territoriale dell'Ucraina. Non è possibile ripristinare lo status quo ante", dice. La sua analisi, dunque, non è assolutoria nei confronti del presidente russo ma nemmeno verso la controparte. "È chiaro che Putin non è uno stinco di stanco, ma la politica della stessa Ucraina è stata piuttosto avventuriera. Se so che il mio vicino ha un pitbull, non cerco di saltare la sua siepe Quello che sta avvenendo è la cronaca di un disastro annunciato", aggiunge, definendo "una forzatura evidente" l'associazione tra Putin e Hitler.

"Quello che tornerà del passato è che l'Europa, come dopo la seconda guerra mondiale, sarà un continente accovacciato sotto l'ala protettiva degli Stati Uniti. Anche se, paradossalmente, Joe Biden mi sembra più risoluto nell'escludere una guerra contro la Russia.

Noi europei siamo più vocianti", conclude Capuozzo, stigmatizzando anche i sentimenti anti-Russia che rischiano "di far compattare ancora di più il Paese attorno al leader". Pur in una situazione in continua evoluzione, l'analisi del giornalista friulano è cruda e dai toni profetici: "Esattamente com' è accaduto con la pandemia, non ne usciremo migliori".

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