Cronache

Torino, detenuto magrebino si uccide col gas prima dell'espulsione

Alla conclusione della pena prevista per il proprio reato, il nordafricano sarebbe dovuto salire a bordo di un aereo di sola andata diretto in Marocco

Torino, detenuto magrebino si uccide col gas prima dell'espulsione

Stava per fare ritorno in patria per la prevista espulsione in seguito alla conclusione della pena a cui era stato condannato, per questo motivo un detenuto di nazionalità marocchina si è tolto la vita tra le mura della casa circondariale di Torino.

Mancavano solo dieci giorni alla sua scarcerazione ed al previsto trasferimento in aeroporto, da cui si sarebbe imbarcato su un volo di sola andata diretto in Marocco, ma il nordafricano protagonista della vicenda aveva già architettato un modo per non dover affrontare quel momento, da lui vissuto in modo tragico.

Tanto che, come riportato dalla stampa locale che ha riferito i pochi dettagli sulla vicenda in questione, il 40enne aveva già manifestato con forza la sua volontà di non abbandonare l'Italia per rimpatriare. Proteste di vario genere, tra le quali anche scioperi della fame, ma le sue rimostranze, andate avanti per giorni, non erano servite a sovvertire le decisioni già prese nei suoi confronti.

Il nordafricano, pregiudicato, era finito dietro le sbarre del carcere "Lorusso e Cutugno" di Torino a seguito di una condanna di alcuni mesi inflitta dal giudice per il reato di rapina. La sua elevata pericolosità, tuttavia, aveva spinto le autorità competenti a determinare l'espulsione dell'extracomunitario alla conclusione del periodo di detenzione previsto per la sua pena.

Una decisione fin da subito osteggiata dallo stesso magrebino: tuttavia la sua forte opposizione al suddetto provvedimento non aveva portato ad una modifica della sentenza, che è stata successivamente confermata in sede giudiziaria.

Durante la serata dello scorso venerdì 31 gennaio, quindi, non avendo più alcuna speranza di evitare il rimpatrio, lo straniero ha attuato il suo piano di suicidio. Dopo aver infilato la testa all'interno di un sacchetto di plastica, ha inalato i gas di alcune bombolette, perdendo i sensi senza più recuperarli. Il fatto che si tratti, talvolta, di una prassi seguita come alternativa alle droghe, difficili da far entrare in un penitenziario, potrebbe far supporre tuttavia che possa esser stato un eccesso in tal senso, magari andato fuori controllo.

Il presidente del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale Mauro Palma si è espresso in merito alla vicenda. "Un suicidio nel carcere di Torino: giovane, senza fissa dimora, straniero, più volte in osservazione psichiatrica. La sua pena sarebbe terminata tra 11 giorni", riferisce Palma come riportato da "Torino Today".

"Possibile che ciò non interroghi la società esterna e che resti soltanto un problema del carcere e di chi in esso opera? Possibile che non si legga il nesso tra l’assenza di un qualche supporto territoriale e una vita così ‘sprecata’?", si chiede il presidente.

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