Graziano Stacchio torna a parlare: "Non prendete le armi in mio nome"

Il benzinaio rifiuta l'appellativo di eroe. "La vita vale più di tutto. Ma bisogna rispondere al problema sicurezza"

Graziano Stacchio
Graziano Stacchio

"Il problema sicurezza va affrontato con serietà, rigore, buon senso". Torna a parlare Graziano Stacchio, il benzinaio che per salvare una commessa sparò ai malviventi, finendo per ucciderne uno. Torna a dire la sua in un'intervista a Repubblica e ribadisce che lui il ruolo di eroe non lo vuole.

"Non voglio rassegnarmi alla legge della giungla, al terrore, che lavori e torni a casa guardandoti alle spalle", ha detto, aggiungendo anche che la gente non dovrebbe sparare in suo nome, "né in Veneto, né in Sicilia. Solo l'idea mi fa paura".

La sua preoccupazione è legittima, considerando che appena qualche giorno fa, a Oderzo, nel Trevigiano, i residenti di una frazione hanno imbracciato i fucili contro i ladri. "Noi come il benzinaio Stacchio", hanno detto, esasperati da un ennesimo raid.

Lui risponde che il suo è stato "un atto di istinto, di disperazione". E che se i complici avessero abbandonato il compagno "gli avrei messo subito un laccio emostatico, avrei provato a salvarlo". Dopo i fatti ha ricevuto "tanta solidarietà". E pure l'interesse della politica. Qualcuno gli ha chiesto pure di candidarsi.

Niente Far West, ma la violenza, quella preoccupa il benzinaio. "Capisco che la gente oggi è terrorizzata.

E il punto non sono i rom o gli immigrati. Io non ce l'ho con loro. Molte sono persone bravissime. Ma se devi chiuderti in casa con gli allarmi e i catenacci, se mentre lavori ti entrano col mitra, capisco che uno possa perdere la testa".

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