Cronache

Il tour di Guerra Guerra Guerra. Biloslavo e Micalessin tornano in Veneto

Il tuor di presentazione del libro di Biloslavo e Micalessin. Da Roma al Veneto e ora si pensa a New York

Il tour di Guerra Guerra Guerra. Biloslavo e Micalessin tornano in Veneto

Immagini, video, testimonianze e racconti di due giornalisti che la storia non solo l’hanno scritta ma l’hanno anche fatta. E ora, dopo Milano, Monfalcone, Trieste e Roma, gli inviati di guerra Fausto Biloslavo e Gian Micalessin tornano in Veneto per la presentazione del loro libro "Guerra Guerra Guerra", edito Mondadori.

Tre volte "Guerra" come loro, che continuano quel cammino iniziato con Almerigo Grilz, freddato da un colpo alla nuca il 19 maggio 1987 mentre filmava uno scontro tra Renamo e soldati del Frelimo (Fronte Liberazione Mozambico). E infatti il libro è “Ad Almerigo e a tutti gli altri amici che abbiamo perduto per strada”.

Dopo il pienone delle precedenti tappe, due date questa settimana. Mercoledì 21 novembre alle 18 Biloslavo e Micalessin saranno a Verona, nella libreria Feltrinelli di via Quattro Spade 4. A introdurli sarà il presidente di LiMesClubVerona, Mattia Magrassi e il presidente di Serit, Massimo Mariotti, con la moderazione di Davide Rossi, editorialista del Corriere del Veneto.

Giovedì 22 il tour continua a Padova, alle 18.30, nella sala comunale Livio Paladin di Palazzo Moroni, sede del municipio, in via VIII Febbraio 6. Introducono Vanda Pellizzari, consigliere comunale; il senatore e presidente Commissione Giustizia, Andrea Ostellari e Fabio Ragno, colonnello dell’esercito in ausiliaria.

Due tappe, per raccontare trent’anni di esperienza e trent’anni di guerra vissuti in prima linea, faccia a faccia con la morte. Dall’Afghanistan ai massacri in Uganda, dalle fosse comuni dell’ex Jugoslavia alle guerre in Iraq, dalla Siria alla Libia fino alla Cecenia, la Birmania, l’Angola, ovunque nel mondo e ovunque rischiando la vita più e più volte. E basta leggerlo il libro per capire quanto la morte sia stata veramente “a un passo” e quanto questi occhi abbiano visto tutto.

“Cadaveri di talebani abbandonati in mezzo alla strada”, corpi degli integralisti sbalzati via, esplosioni, colpi di mortaio, raffiche di pallottole, mitragliatrici, bombardamenti aerei, morti ammazzati dalla furia dell’uomo, giorni estenuanti, fatiche, paura, dolore, ma anche vite spezzate, colleghi e amici che non ci sono più, sogni famiglie e amicizie. Le famiglie e i sogni, anche quelli interrotti, anche quelli spezzati, anche quelli dove sogni di essere a casa a Roma con una tavola bandita di scampi e gamberi crudi e poi ti svegli e ti ritrovi in un “lurido pavimento di cemento” “in questo fottuto deserto del Nord Iraq”, o magari ti ritrovi il giorno del tuo 40 esimo compleanno in Afghanistan dove perdi il conto dei giorni e dove “la brutalità della guerra rispunta con sei cadaveri di talebani abbandonati in mezzo alla strada”.

Una guerra raccontata passo dopo passo, capitolo dopo capitolo. “Meglio prigioniero che morto, Afghanistan 1987” è il titolo di un capitolo. “Mi alzo lentamente e incrocio le mani sopra la testa in segno di resa - scrive Fausto - I due soldatini si convincono e cominciano a colpirmi alla schiena con i calci dei kalashnikov per farmi camminare più velocemente verso il forte, che sembra ancora fermo alle imprese coloniali inglesi da queste parti. Reduce da due mesi di reportage clandestino in Afghanistan con i mujaheddin del comandante Ahmad Shah Massoud (…) mentre ero a cavallo sulla via del ritorno sono finito in una zona controllata dai governativi. (…) Il 14 novembre del 1987, un giorno dopo il mio ventiseiesimo compleanno, inizia la discesa agli inferi: la prigionia in Afghanistan che durerà sette mesi”.

Oppure uno dei capitoli di Gian: “Nella trappola di Ma’lula Siria 2013”. “I cecchini di al Nusra sono sopra di noi, ci bersagliano senza pietà. I loro proiettili sono una pioggerillina fitta che tamburella l’asfalto, ci insegue a ogni svolta”. “Gian cosa preferisci fare? Pensaci: se restiamo qui, ci ritroviamo inginocchiati con un coltello alla gola…implorando quei maledetti là fuori di non tagliarci la gola. L’alternativa è mettere il naso fuori, uscire, provare a scappare e, se va male, morire combattendo”.

Ora, dopo le presentazioni a Verona e a Padova, l’ultima settimana di gennaio si torna sempre in Veneto, ad Abano Terme in occasione della settimana dei lettori del Giornale. Poi il 25 gennaio 2019 è la volta di Gattaiola di Lucca, finalisti del Premio Voltaire. E poi? Poi forse si vola a New York, dove i due inviati stanno già pensando a una presentazione lì.

“Ad Almerigo e a tutti gli altri amici che abbiamo perduto per strada”.

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