La tragedia del Mottarone

Storie, speranze e sogni spazzati via dalla tragedia

Lo schianto della cabina a pochi metri dall'arrivo ha spazzato via quattordici vite e il futuro di intere famiglie. Storie di vita dietro a una tragedia

Storie, speranze e sogni spazzati via dalla tragedia

C'erano storie di vita normale, sogni, speranze e progetti dietro alla tragedia della funivia di Stresa- Mottarone. Tutto spazzato via con lo schianto della cabina a poche centinaia di metri dall'arrivo in vetta. Il drammatico incidente ha stroncato le vite di quattordici persone, ma anche quelle di intere famiglie che oggi piangono la morte dei loro cari. Genitori, bambini, figli, nonni e fidanzati come Angelo e Roberta che stavano salendo sul Mottarone per festeggiare i 45 anni di lui. ""Stiamo salendo in funivia. Qui è un paradiso", è stato l'ultimo sms di Roberta alla sorella in Puglia prima dello schianto.

Silvia Malnati e Alessandro Merlo

Silvia è stata una delle prime vittime della tragedia della funivia Stresa-Mottarone ad essere riconosciuta. Suo fratello Luca l'aspettava alla partenza della funivia, dove ci sono i bar. Ma lei e il fidanzato Alessandro non sono mai arrivati anche se lì avrebbero dovuto festeggiare la laurea di lei. E' stata la telefonata della madre ad avvertirlo dello schianto della cabina: "Mamma se lo sentiva che era successo qualcosa". Silvia aveva 27 anni e viveva a Varese con la sua famiglia. Si era laureata da soli due mesi e sognava una vita accanto al suo Alessandro, 29 anni, designer in una azienda del Canton Ticino specializzata in articoli ortopedici. Stavano insieme da quattro anni e progettavano di andare a convivere. "Era brava mia sorella, sì, lo so, era molto brava. Ma, adesso, che importanza ha tutto questo? Non c'è più, non c'è più. E io vorrei essere morto con lei", ha detto in lacrime il fratello Luca.

Roberta Pistolato e Angelo Vito Gasparro

Angelo aveva deciso di festeggiare i suoi 45 anni con la compagna Roberta con una gita tra il lago e il Mottarone. Una giornata di relax dopo settimane di impegni. Roberta, guardia medica, andava a vaccinare a casa gli anziani. Angelo, guardia giurata, lavorava con devozione al servizio di sicurezza. Due vite spese per gli altri e che si sono interrotte sul pendio del Mottarone. Roberta il paradiso lo aveva già visto tra quelle cime. "Stiamo salendo sulla funivia, qui è un paradiso", ha scritto per l'ultima volta a sua sorella prima dello schianto.

Serena Cosentino e Mohammadreza Shahaisavandi

Serena viveva a Verbania mentre il fidanzato Mohammadreza, di origini iraniane, viveva a Diamante ma studiava a Roma dove si erano conosciuti e si erano innamorati. Serena aveva vinto una borsa di studio al Cnr Istituto di Ricerca sulle Acque lo scorso marzo e aveva festeggiato i suoi 27 anni il 4 maggio. Mohammadreza era andato a trovarla a Verbania e insieme avevano deciso di fare una gita sul Mottarone. Lei su quella vetta c'era salita tante volte.

Elisabetta Persanini, Vittorio Zorloni, Mattia Zorloni

Anche per la famiglia Zorloni doveva essere una domenica spensierata. Mattia, 6 anni, era salito in macchina con papà Vittorio, 55 anni, e mamma Elisabetta, 38 anni, per raggiungere Stresa da Vedano Olona dove vivevano, per salire sulla funivia. Tra un mese esatto, il 24 giugno, Elisabetta e Vittorio si sarebbero sposati in comune. Una seconda vita dopo due matrimoni falliti alle spalle e altri figli. A portare le fedi sarebbe stato il loro piccolo Mattia. Mattia è morto nove ore dopo lo schianto e dopo di loro per un attacco cardiaco.

Tal Pelag, Amit Birtal, Tom Birtal

Mamma Tal, papà Amit e i piccoli Tom, 2 anni, e Eitan, 6 anni (unico superstite, al momento) erano di origini israeliane ma abitavano nel Pavese. Amit studiava medicina a Pavia e avevano deciso di portare i figli, la moglie e i bisnonni, appena arrivati da Tel Aviv, in gita sulla funivia. Una domenica come tante per ritornare a vivere dopo il lungo lockdown. A sapere per prima della loro morte è stata Aya Biran, sorella di Amit, medico in un carcere. Nessuno rispondeva ai cellulari e quando i carabinieri l'hanno rintracciata a tenerla in piedi è stata solo la notizia di Eitan, in gravi condizioni, ma ancora vivo: "Ho capito che mio nipote era vivo perché il suo nome non era nell'elenco delle vittime".

Barbara Cohen Kopnisky e Itshak Cohen

Barbara e Itshak avevano rispettivamente 70 e 82 anni. Erano i bisnonni dei piccolo Tom e Eitan Birtal, arrivati in Italia da Tel Aviv, per riunirsi con la loro famiglia per qualche settimana di vacanza. Avevano da poco ricevuto il vaccino in Israele e si sentivano sicuri di affrontare il viaggio verso l'Italia nonostante la pandemia. "Volevano stare un po' con i nipoti - ha raccontato Aya Biral - dicevano: 'cosa mai può succedere in Italia'".

Eitan Birtal, unico sopravvissuto

Eitan ha 5 anni ed è, al momento, l'unico sopravvissuto, alla tragedia di Stresa. Dopo la morte dei genitori, dei bisnonni e del fratellino di 2 anni, è l'unico della famiglia rimasto a combattere.

Accanto a lui, ricoverato con fratture multiple alle gambe e un trauma cranico serio, c'è la zia Aya Birtal: "Non sappiamo quale sarà la direzione, il trauma subito include un trauma cranico, bisogna vedere come evolverà la situazione".

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