Cronache

Trentasei migranti chiusi dentro un furgone: arrestati due pakistani

Due passeur sono stati presi dalla squadra mobile di Torino, mentre cercavano di trasportare i clandestini

Trentasei migranti chiusi dentro un furgone: arrestati due pakistani

Trentasei migranti chiusi dentro un furgoncino, stipati in neanche cinque metri quadri. La Squadra Mobile di Torino ha arrestato due passeur. Si tratta di due uomini di origine pakistana, rispettivamente di ventuno e vent'anni. Ma sono sette, in totale, le misure cautelari eseguite nella giornata di mercoledì 20 novembre dall’Arma dei Carabinieri, tutte per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

I due passeur – così vengono dovetti i soggetti che organizzano il trasporto clandestino dei profughi attraverso il confine – sono stati fermati in località Bruere (in provincia di Torino) e la loro destinazione era la Francia e probabilmente anche la Spagna.

Da quanto riportato dall'agenzia stampa Adnkronos, il furgone era stato regolarmente noleggiato a Milano da uno dei due trasportatori di profughi. Il furgoncino bianco è stato fermato dagli agenti della strada che, per motivi di sicurezza – ed evitare un eventuale tentativo di fuga con conseguente rischio di investimento per strada – hanno creato un cordone di sicurezza sulla carreggiata. Il furgone è stato fermato alle tre di notte appena dopo la barriera autostradale di Bruere.

Quando i poliziotti hanno aperto il vano del mezzo si sono trovati di fronte a decine e decine di esseri umani stipati in piedi, tra cui anche due minorenni: tutti di nazionalità pakistana o indiana. "Gli stranieri erano ammassati in condizioni disumane, non riuscivano a respirare", ha sottolineato il dirigente della Squadra mobile di Torino, Marco Martino, che ha aggiunto: "Si tratta di un record negativo perché mai erano state trovate tante persone stipate in un mezzo così piccolo".

Dal racconto di alcuni clandestini in questura è emerso che avevano pagato fino a 5mila euro con la promessa di essere trasportati oltre il confine italiano. Ora gli approfondimenti degli inquirenti continuano per capire se ci siano legami con le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di migranti.

Il dorso di Torino del Corriere della Sera scrive che gli investigatori – coordinati dal pubblico ministero Chiara Maina – hanno individuato un gruppo di extracomunitari formato da immigrati provenienti da India, Pakistan e Bangladesh che riusciva a ottenere centinaia di permessi di soggiorno per i loro connazionali, il tutto grazie alla complicità di un avvocato del foro di Torino. Il gruppo si occupava di "impacchettare" documenti falsi e si preoccupava anche dell'espatrio all’estero dei migranti clandestini.

Il colonnello Francesco Rizzo, infine, ha spiegato che "L'indagine è partita dalla denuncia di un cittadino bengalese nel 2018; la sorella dell’uomo era stata picchiata dal marito dopo essersi rifiutata di falsificare il certificato matrimonio e lo stato di famiglia per far arrivare a Torino due minori spacciandoli per suoi figli".

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