Il virologo svela i dati: "Al Trivulzio mortalità inferiore che a Milano"

Il virologo Pregliasco, supervisore scientifico del Pio Albergo Trivulzio, ha spiegato che sulla gestione dei pazienti "c'è sempre stata attenzione" e che sono state sempre seguite "le indicazioni operative che si sono succedute"

Il virologo svela i dati: "Al Trivulzio mortalità inferiore che a Milano"

Al Pio Albergo Trivulzio di Milano c'è stato un"adeguamento a disposizioni nazionali e regionali, con tutti i limiti che qua e a livello nazionale c'erano" in una situazione di emergenza ma è stata garantita "l'assistenza". È questa la posizione espressa dal virologo Fabrizio Pregliasco, supervisore scientifico del Pat (Pio albergo Trivulzio, ndr) da fine aprile nel corso di una videoconferenza stampa organizzata dalla struttura in merito all’inchiesta sui morti per coronavirus all’interno delle Rsa.

L’esperto ha spiegato che al Pat ci sono stati"300 morti" tra gennaio e aprile, rispetto ai "186 decessi medi dello stesso periodo tra il 2015 e il 2019". Più in dettaglio, il virologo ha specificato che tra febbraio e marzo c’è stato un “incremento del 29%” delle morti rispetto agli stessi periodi tanto che si è passati “da 89 decessi medi a 115″. Tuttavia, se si considera il periodo gennaio-aprile, rispetto al "quadriennio precedente", l’incremento è stato ben più alto, "da 186 a 300 decessi".

Al Trivulzio, inoltre, solo ad aprile, si sono verificati 133 decessi mentre a marzo erano 70. Il virologo ha fornito anche dati sulle altre strutture del Trivulzio: ad aprile alla ‘Principessa Jolanda’ ci sono stati "10 morti su 71 pazienti", 23 al ‘Frisia’ su 200 ospiti attuali".

Ma c’è un altro dato importante sottolineato da Pregliasco. Il supervisore scientifico del Trivulzio ha reso noto che il tasso di incremento della mortalità a marzo ed aprile nella struttura è stato molto inferiore rispetto a quello registrato nel capoluogo lombardo:"Ad aprile a Milano del 135%, al Trivulzio del 61%", ha sottolineato il virologo.

Inoltre, Pregliasco ha garantito che sulla gestione e lo spostamento dei pazienti nei vari reparti "c'è sempre stata attenzione", venivano seguite "le indicazioni operative che si sono succedute via via" e "dal momento in cui si è potuto eseguire i tamponi è ovviamente stata garantita maggiormente la sicurezza, ma l'assistenza è sempre stata data con professionalità". Il virologo ha anche rimarcato che tra febbraio e aprile il Trivulzio ha inviato "pazienti nei pronto soccorso, 30 ad aprile, 11 a marzo, e coloro che erano positivi non sono rientrati".

Secondo lo stesso Pregliasco e l’avvocato Vinicio Nardo, legale dell’ente e del dg Giuseppe Calicchio indagato per epidemia colposa e omicidio colposo, è "doverosa" l’indagine penale. Entrambi, però, hanno parlato della "professionalità" di medici e personale del Pat. Il legale ha anche sottolineato la "difficoltà di trovarsi in una situazione in cui l'unico strumento diagnostico certo, i tamponi, sono arrivati per la prima volta il 16 aprile. Nell'incertezza della diagnosi comunque al Pat le persone sintomatiche sono state trattate come sospette Covid". Nardo ha aggiunto che "non abbiamo la certezza dell'ingresso del virus nel Pat e nemmeno in Italia".

Inoltre, per il legale c’è si è avuta una "ondata mediatica che si è abbattuta come uno tsunami per primo e soprattutto sul Trivulzio".

Nella struttura milanese "nessuno ha mai detto o messo per iscritto che non si dovevano usare le mascherine per non diffondere il panico", ha spiegato ancora Nardo che ha parlato anche della "penuria”"delle mascherine nella prima fase dell’emergenza e del fatto che "le forniture ordinarie del Trivulzio sono state dirottate" verso gli ospedali in quel periodo.

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