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Trump è anche dentro voi che lo detestate

Trump è anche dentro voi che lo detestate

Il Trump che è in noi? In ognuno è facile trovarlo. A partire da tutti i suoi antagonisti. Come è facile vederlo nell'arroganza patetica e senile di De Niro, che lo sfida, che lo minaccia! Lo faccia ora; e inizi a picchiare tutti gli americani che hanno votato Trump. Madonna può esibire il Trump che è in lei, mantenendo la sua promessa sessuale con quelli che hanno votato (l'hanno pur fatto) per Hillary, come premio di consolazione. Ed è il Trump che è in Cher che le ha fatto dire: «Se vince lui sarò costretta a lasciare il pianeta». Lo lasci, lo lasci, anche per aver superato i limiti di età. E il Trump gigante che è in Lady Gaga, mentre abbraccia l'assassina, vecchia guerrafondaia, Hillary? Gaga dimentica che, per ora, Trump non ha ucciso nessuno, in Iraq e in Libia, lasciando bambini senza madri e madri senza bambini. E il Trump che è nella faccia di Obama, mentre stringe davanti al mondo la mano al nemico, con evidente razzismo antropologico? Dal basso, dove ora sta, mostra di guardarlo dall'alto del suo decoro di torturatore di Guantanamo. Perché dobbiamo riconoscere che il nero è superiore al bianco. Rassegniamoci. Hillary infatti era nera dentro. E abbiamo dimenticato il Trump che era in Grillo quando chiamava Veronesi, sì il santo laico Veronesi, «Cancronesi»? E il Trump che è in Renzi quando rottama tutti i «compagni», e sorride a Enrico Letta, mentre lo accoltella? Trump è impresentabile perché parla di donne, ed è sessista con donne consenzienti; mentre i sederi esibiti al Gay pride sono asessuati, sfere celesti, puro spirito. Tra mille dichiarazioni ipocrite, il Fatto ci regala alcuni pensieri perfetti di Clint Eastwood, da sparare in bocca a De Niro: «Trump dice anche cose sbagliate, ma riesco a capire da dove viene e ciò che vuole»... «Trump è la scelta migliore per gli Usa: basta politicamente corretto, lui dice ciò che pensa in un paese di leccaculo». Chiunque può vedere Trump nel governatore De Luca, nel suo stile, di fronte all'Hillary italiana, Rosi Bindi, che lo accusa di corruzione, approfittando della carica di presidente dell'Antimafia, conquistata senza combattere (soprattutto la mafia).

Finalmente ognuno può scatenare il Trump che è in lui, e attaccarsi al Trump. C'è invero qualche resistenza, in chi preferisce prudentemente risparmiarsi ed essere debolmente reattivo. Ecco: non c'è traccia di Trump in Mattarella che, sapientemente, dichiara: «Dobbiamo impedire che in Italia parti di territorio possano diventare non luoghi. Scrive Marc Augé che la ricostruzione dei borghi antichi è l'antidoto alla fine culturale dell'Europa. E l'integrità di un luogo si difende anzitutto restituendogli la vita nella sua pienezza, non solo salvaguardandone la memoria ma restituendogli vita». Tutto vero, tutto giusto. Ma cosa c'entra Marc Augé? Chi ha portato a Noto Mattarella per vedere la Cattedrale ricostruita? Chi ha sempre predicato la ricostruzione «dove era e come era» per il Teatro La Fenice, per il Teatro Petruzzelli, per i luoghi travolti dai terremoti, in quel parlamento di cui era silente membro Mattarella? Sono stato io, metodicamente e tenacemente. E allora perché citare, con elegante distacco, Augé? Perché non Vito Teti o Carlo Petrini? Noi i «non luoghi» li abbiamo fatti tornare luoghi. E Mattarella lo sa, ma non lo dice. Risponde Clint: «Sono stufo del politicamente corretto. Questo non si fa, questo non si dice. Certi politici si muovono come se camminassero sulle uova. Quando ero giovane io, certi argomenti non erano tabù e non erano considerati razzisti». Lady Gaga che protesta: «L'amore batte l'odio», con le donne pacifiste che gridano, rimpiangendo la guerrafondaia Hillary «un sogno infranto che ci sbarra la porta». Ma a chiudere la Nato, a interrompere i bombardamenti, a smetterla di uccidere innocenti, sarà Trump.

Ridicoli, ipocriti.

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