In tv Al Bano è rock e Celentano è lento

Al di là dello share, uno è autentico, l'altro troppo "filtrato"

In tv Al Bano è rock e Celentano è lento

Alban batte Adrian. 55 passi nel sole contro 50 sfumature di ombra. Manco a farlo apposta, sulla stessa spiaggia e sullo stesso mare (prima serata su Canale 5) sono andate in scena a stretto giro le due Italie: quella del popolo che non è per forza populista, ossia Al Bano, e quella intellettuale che sconfina nel populismo perché, dai, Celentano pensa proprio di parlare a nome del popolo come ogni vero populista.

Per dirla tutta, nel fugace, quasi inatteso confronto, il contadino vignaiolo ha mandato fuori tempo l'orologiaio Adrian nato «dove c'era l'erba» e oggi residente dove c'è un giardiniere che gliela taglia.

Dopo undici anni di gestazioni, triliardi di parole e un budget stile Festival di Sanremo, il cartoon del guru di Galbiate è subito inciampato nel one man show (parzialmente) famigliare di Albano Carrisi da Cellino San Marco, inossidabile nel suo panama bianco in tinta con il foulard che neanche i lutti e le manfrine pettegole hanno sgualcito.

Lui l'ha fatta semplice: ha portato in scena se stesso, cioè noi, cioè anche voi che magari lo avete sempre snobbato ma ve la sognate un'energia e una vita come la sua. E mica c'entrano tanto gli ascolti: 3.368.000 telespettatori e share del 18,31% per il contadino mentre l'orologiaio ha perso circa un milione e mezzo di spettatori da una puntata all'altra. È semplicemente che uno è stato rock, l'altro lento. Uno ha parlato alla pancia del pubblico, l'altro si è illuso di farlo alla testa.

Dire che è andata in scena la santificazione di Al Bano è troppo. Al Bano è stato santo già subito quando urlava Nel sole con una potenza vocale da far impallidire gli «urlatori» e schiattare d'invidia i «belcantisti» dell'epoca, da Claudio Villa in giù.

Era all'incirca il 1967, anno cupo, trampolino per la fantasia al potere del '68 e tutto il resto. Allora Celentano era già Papa e il suo pontificato continua ancora adesso alla faccia di tutti i Patti Lateranensi che pian piano gli limano il potere. Invece a quel tempo Al Bano era l'emigrante Albano, tra l'altro iscritto allo stesso Clan e qualche volta sul palco prima di lui e poi a tavola con lui. Però, cinquantadue anni dopo, l'altra sera su Canale 5 l'«albanità» ha oscurato la celentanità sempre più visibile e meno visionaria, sempre più identica a se stessa e quindi sempre più drammaticamente distante dalla realtà. Dopotutto, per raccontare la realtà, bisogna viverla. Per viverla, bisogna essere veri, autentici anche nei propri limiti e nelle proprie piccolezze.

Non a caso, l'ottantunenne Molleggiato nel cartoon è raffigurato praticamente come un tronista palestrato. Al Bano nel suo varietà (che torna il 30 gennaio) è un 75enne con le cicatrici della vita. E, nell'epoca delle fake news e del photoshop, la notizia è che vince la realtà.

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