Coronavirus

È ufficiale, via alla terza dose: ecco il piano

Il Cts dell’Aifa ha dato il via libera. Da fine settembre si partirà con i soggetti immunodepressi, i pazienti trapiantati, oncologici e i malati di sclerosi multipla

È ufficiale, via alla terza dose: ecco il piano

Ormai è ufficiale: da fine settembre si darà il via alla somministrazione della terza dose di vaccino. È infatti arrivato l’ok del Comitato tecnico scientifico dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco. A renderlo noto è stato l'Adnkronos Salute che ha avuto la notizia da fonti qualificate.

A chi toccherà la terza dose

Da fine settembre si partirà con la terza dose ai soggetti immunodepressi, come per esempio i pazienti trapiantati, oncologici o in trattamento per la sclerosi multipla. Il piano riguarderà anche gli ospiti anziani delle Rsa e gli operatori sanitari considerati più a rischio di esposizione al contagio. Per quanto riguarda invece l’inoculazione della terza dose alla restante parte della popolazione, l’Aifa aspetterà il parere e le conclusioni dell'Ema, l’Agenzia europea del farmaco, che potrebbero arrivare tra circa un mese. Questa mattina il Comitato tecnico scientifico dell'Aifa era infatti in riunione per la valutazione in merito alla terza dose di vaccino da inoculare alle categorie fragili a partire dagli immunodepressi, come era stato anticipato nella giornata di ieri dal generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure anti-Covid.

Sempre ieri, anche il ministro della Salute Roberto Speranza si era detto ottimista sui tempi per la terza dose, annunciando: “Partiremo sicuramente già nel mese di settembre per le persone che hanno fragilità di natura immunitaria, penso ad alcune categorie di pazienti oncologici, ai trapiantati e a coloro che hanno avuto una risposta immunitaria fragile rispetto alla somministrazione delle prime due dosi”. Già a fine agosto il ministro aveva annunciato che la terza dose sarebbe stata offerta ai pazienti fragili e immunodepressi, e in seguito agli anziani over 80 e agli ospiti delle Rsa. Potrebbero essere circa 500mila i soggetti considerati molto fragili che rientreranno nella prima tranche, con somministrazioni da fine settembre a ottobre. A dicembre potrebbe poi toccare agli over 80 (4,2 milioni) e agli ospiti delle Residenze per anziani, circa 350mila. A gennaio potrebbe quindi essere la volta degli operatori sanitari, 1,85 milioni. In ogni caso il richiamo avverrà con vaccini a mRna attualmente in uso, ovvero con Pfizer o Moderna.

Prima i fragili

Nei giorni scorsi Sergio Abrignani, immunologo all’Università di Milano e membro del Cts, aveva tenuto a dire che “la terza dose riguarderà tutti gli italiani, seguendo la solita schedula: prima fragili, operatori sanitari, anziani, e poi gli altri. Chiunque si intenda di vaccini sapeva già dall’inizio che sarebbero servite tre dosi. Il miglior modo è vaccinare con tre dosi perché in chi ha risposto male alle prime 2 dosi aiuta a far partire la risposta, mentre in chi ha risposto bene serve a prolungare la memoria immunologica”. Ieri il commissario straordinario Figliuolo aveva spiegato che a fine settembre l'Italia raggiungerà l’80% delle persone immunizzate.

Lo scorso 5 settembre è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica The Journal of Allergy and Clinical Immunology, uno studio condotto su 83 pazienti affetti da varie forme di immunodeficienza che serve a chiarire l’azione dei vaccini anti-Covid. Lo studio, che ha visto la collaborazione tra l'ASST Spedali Civili e l'Università di Brescia con il National Institute of Health (NIH) di Bethesda (USA), potrebbe servire a dare risposte certe sulla necessità o meno di somministrare la terza dose ai pazienti con difetti immunitari. La ricerca ha rivelato che tra i pazienti con immunodeficienze, solo il 59% raggiunge una copertura anticorpale dopo la prima dose di vaccino, e che questa percentuale sale all'85% una volta completato l'intero iter vaccinale. Anche dopo la seconda dose i livelli di anticorpi sono comunque variabili. Tutti gli operatori sanitari senza problemi immunitari che sono stati coinvolti nello studio hanno mostrato già con la prima dose una buona risposta di anticorpi, aumentata ulteriormente con il secondo richiamo.

A fronte di ciò sarebbe facile desumere che i pazienti con malattie del sistema immunitario rispondono più debolmente al vaccino e che una parte di loro non risponde affatto.

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