Cronache

Il monito del vaticano: "Niente nazionalismo ​sulle dosi dei vaccini"

Il Vaticano si scaglia contro le logiche nazionali che starebbero muovendo la corsa al vaccino. Sì, invece, a soluzioni globali

Il monito del vaticano: "Niente nazionalismo ​sulle dosi dei vaccini"

Il Vaticano torna a dire la sua sul vaccino anti-Covid19. Dopo la presa di posizione, peraltro favorevole, sull'utilizzo di vaccini che siano derivati, tanto nella creazione quanto nella fase di ricerca, da cellule di feti abortiti - a patto che gli aborti non siano stati volontati -, la Santa Sede ha tuonato contro lo "sfruttamento commerciale" della vaccinazione.

Papa Francesco aveva già invitato i potenti del mondo a rendere disponibile il vaccino in maniera gratuita a tutti. Bergoglio è un sostenitore dell'uguaglianza dei diritti. E il Santo Padre, da tempi non sospetti, lancia moniti sulla necessità che la tutela della salute sia un ambito svincolato dal guadagno. Oggi, in prossimità dell'avvio della campagna di vaccinazione in Europa, è stato diffuso un documento ufficiale, che è intitolato "'Vaccino per tutti. 20 punti per un mondo più giusto e sano".

Stando a quanto si apprende dalla Lapresse, gli accenti di piazza San Pietro sono stati posti sulla non accettabilità dello "sfruttamento commerciale" legato al vaccino. E infatti dalla Santa Sede scrivono che "li solo obiettivo dello sfruttamento commerciale non è eticamente accettabile nel campo della medicina e della cura della salute. Gli investimenti in campo medico dovrebbero trovare il loro più profondo significato nella solidarietà umana".

Poi viene richiesto il superamento delle logiche secondo cui la vaccinazione sarebbe un fatto per lo più relativo all'interesse nazionale. Il problema è globale, e globale per il Vaticano dev'essere anche la gestione del processo di vaccinazione: "Perché ciò sia possibile occorre individuare opportuni sistemi che favoriscano la trasparenza e la collaborazione, invece che l'antagonismo e la competizione", hanno aggiunta dalle mura leonine. E ancora: "Va quindi superata la logica del 'nazionalismo vaccinalè, intesa come tentativo dei diversi Stati di avere il proprio vaccino in tempi più rapidi come forma di prestigio e di vantaggio, procurandosi comunque per primi la quantità necessaria per i propri abitanti".

Se la questione della liceità morale della somministrazione di vaccini derivanti da cellule di feti abortiti ha fatto discutere i fedeli di tutto il mondo, nessuna polemica dovrebbe essere mossa adesso in relazione a questo rinnovato appello, che tende a voler destrutturare un approccio enomicistico e nazionalistico alla tematica "vaccino". La sede universale della Chiesa cattolica, attraverso la nota diramata, insiste sulla questione: "Sono assai auspicabili e da sostenere accordi internazionali per gestire i brevetti in modo da favorire l'accesso di tutti al prodotto ed evitare possibili cortocircuiti commerciali, anche per mantenere il prezzo calmierato pure in futuro". Il Papa, che in "Fratelli tutti" ha disegnato la sua idea di mondo del futuro, vorrebbe che nessuno venisse lasciato indietro. In questo senso, il documento in venti punti sul vaccino pubblicato dalla Santa Sede può essere letto in continuità con l'ultima enciclica dell'ex arcivescovo di Buenos Aires.

Il messaggio che proviene dai sacri palazzi è chiaro: le nazioni non dovrebbero partecipare a corse individuali, ma sollecitare meccanismi in grado di tutelare l'intero globo terrestre.

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