Le bugie sulla Guardia Costiera: chi ha ucciso davvero i migranti in Libia

I tre migranti sudanesi rimasti uccisi a Khoms lo scorso lunedì non hanno avuto alcuna colluttazione con membri della Guardia Costiera libica: smentita la ricostruzione dell'Oim

Le bugie sulla Guardia Costiera: chi ha ucciso davvero i migranti in Libia

Non è un dettaglio da poco: se da un lato è stata confermata la tragica morte di tre migranti sudanesi che erano stati fatti tornare in Libia dopo che la loro imbarcazione era stata intercettata, dal Paese nordafricano hanno però smentito circa le reali responsabilità sull'accaduto. Andando con ordine, il riferimento è all'episodio avvenuto lunedì sera nella città costiera di Khoms: da qui era partito un barcone con almeno 70 persone a bordo.

Intercettato dalla Guardia Costiera libica, il mezzo ha dovuto fare dietrofront e dunque non si è aggiunto ai tanti che in questi giorni sono sbarcati nel nostro Paese. Secondo una prima ricostruzione data da rappresentanti dell'Oim, ossia l'agenzia dell'Onu che si occupa dei migranti, dopo essere tornati in Libia un gruppo di persone avrebbe tentato la fuga. Ne è nata una colluttazione culminata con una sparatoria che sul campo ha lasciato tre vittime, tutte e tre sudanesi.

L'Oim ha puntato il dito contro la Guardia Costiera libica, ritenendola unica responsabile del fatto: “Questa è la dimostrazione – si leggeva in un tweet dell'Oim di martedì – che la Libia non è un porto sicuro”.

In poche parole, l'episodio è servito ancora una volta a rimarcare la pericolosità della situazione lungo le coste libiche e quindi l'impossibilità di concepire come auspicabili i respingimenti ad opera degli stessi libici.

Su La Verità è emerso un dettaglio diverso: effettivamente a Khoms si è verificata una sparatoria che ha portato alla morte di tre sudanesi, al contempo però si è scoperto che la responsabilità non è ascrivibile alla Guardia Costiera. Al contrario, una fonte delle forze antiterrorismo di Misurata ha fatto sapere che sono stati uomini di questo gruppo ad entrare in azione. La ricostruzione che viene fuori da questa testimonianza parla di come i migranti, una volta sbarcati dalla motovedetta Zuwara della Guardia Costiera libica intorno alle 20:30, sono stati fatti affluire verso uno spiazzale del porto dove ad attenderli c'erano dei bus pronti a trasportare il gruppo verso il centro di accoglienza di Suq Al Khamis. In quel momento, la Guardia Costiera è uscita di scena. Prima di salire sui mezzi, alcuni sudanesi hanno provato la fuga disperdendosi nelle zone circostanti. A quel punto, uomini dell'antiterrorismo di Misurata sono entrati in azione, raggiungendo le persone fuggite alcune ore dopo. A La Verità la fonte ha dichiarato che il gruppo ha iniziato a lanciare sassi contro le forze misuratine, che a Khoms sono molto presenti in virtù anche della vicinanza geografica e politica con la stessa Misurata. Alcuni degli uomini dell'antiterrorismo avrebbero quindi sparato colpi in aria, fatali per almeno tre migranti.

Difficile stabilire con certezza la dinamica dei fatti ed accertare soprattutto se chi ha sparato lo ha fatto per avvertimento oppure per mirare contro le vittime. Di certo però, questa volta la Guardia Costiera non c'entra. Politicamente parlando la circostanza non è di second'ordine: il Parlamento nei giorni scorsi ha dato un nuovo via libera al finanziamento della Guardia Costiera libica. Dagli ambienti più vicini alle Ong ed alla sinistra radicale, sono state mosse critiche al governo ed al Pd, che ha appoggiato questa misura. La Guardia Costiera di Tripoli non è ritenuta affidabile e per questo, come accaduto nel momento del rinnovo del memorandum con la Libia nello scorso mese di novembre, era stata chiesta la fine di ogni collaborazione e finanziamento. Le accuse piovute contro la Guardia Costiera libica in occasione dei fatti di Khoms, erano serviti per alimentare politicamente le polemiche contro il rifinanziamento da parte italiana. Polemiche però che, in questo caso, hanno avuto come base una notizia vera solo parzialmente visto che la Guardia Costiera non è stata responsabile della morte dei tre migranti.

È pur vero che il corpo militare in questione non è una garanzia sul fronte del rispetto dei diritti umani. Formata da milizie, alcune delle quali ritenute vicine ai trafficanti che ufficialmente dovrebbe combattere, la Guardia Costiera agli ordini del premier Fayez Al Sarraj annovera al suo interno personaggi poco limpidi. Tra questi vi è Bija, ritenuto in più occasioni uno dei trafficanti più pericolosi e che però nel 2017 è stato invitato in Sicilia come esponente della Guardia Costiera della sua Zawiya.

Una riflessione sull'affidabilità dei libici in tal senso è doverosa, ma l'episodio di Khoms non ha avuto nulla a che vedere con le autorità costiere. E le polemiche successive, soprattutto da parte delle Ong, hanno assunto un sapore meramente politico, volto a contrastare la posizione dell'Italia sui rapporti con Tripoli.

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