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La vernice di Gucci: contro i vandali ma solo a parole

Ieri Gucci ha annunciato che non pulirà la vernice con la quale gli eco-attivisti di Ultima generazione hanno imbrattato l'albero di Natale griffato dalla azienda di moda e innalzato in Galleria Vittorio Emanuele a Milano

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Ieri Gucci ha annunciato che non pulirà la vernice con la quale gli eco-attivisti di Ultima generazione hanno imbrattato l'albero di Natale griffato dalla azienda di moda e innalzato in Galleria Vittorio Emanuele a Milano. In una nota, la maison condanna in modo «inequivocabile» il gesto ma spiega di aver «scelto di (...)

(...) non intervenire e utilizzare l'incidente come spunto di riflessione collettiva» confermando così la sua «sensibilità» verso i temi dell'attualità. Tutto sommato, il graffio verde è in peculiare consonanza con la natura dell'albero.

Le mode si consumano alla svelta, incluse quelle ideologiche. Quest'anno si porta bene l'ideologia ambientalista nelle varianti più estremistiche. Dunque, il vandalismo viene condannato a parole ma tollerato nei fatti. Speriamo che non diventi un alibi per la prossima iniziativa degli ambientalisti specializzati nello sporcare le opere d'arte. L'albero in questione di certo non rientra nella categoria, anzi, più che un'opera d'arte assomiglia a un totem, il totem del sacro consumismo. Per carità: andate e consumate in pace, il commercio genera ricchezza. Però è strano festeggiare il Natale sotto l'albero di Gucci, che si direbbe un monumento eretto in lode al materialismo assoluto. Questa volta, i ribelli immaginari si sono scagliati contro un simbolo del capitalismo. Non capiscono però che i principali sostenitori della svolta green sono i colossi bancari e industriali, in accordo con i leader politici dell'Occidente. I capitalisti possono produrre nuove merci meno inquinanti e vendercele. Lo Stato, oltre a costringerci a comprarle, può mettere altri dazi con la scusa di salvaguardare l'ambiente e ridistribuire la ricchezza. Ultima generazione ci mette la propaganda.

Gratis.

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