Cronache

Vescovo s'intasca l'8 per mille: 2 milioni in ville e bed&breakfast

Monsignor Francesco Miccichè, reggente della diocesi di Trapani, ha usato i soldi dell'8x1000 a fini personali

Vescovo s'intasca l'8 per mille: 2 milioni in ville e bed&breakfast

Due milioni di euro di 8per mille, i soldi che i fedeli "regalano" alla Chiesa attraverso la dichiarazione dei redditi, sarebbero stati intascati dall'ex vescovo di Trapani, Francesco Miccichè. Le accuse dei pm che, secondo quello che riporta oggi Repubblica, avrebbero chiuso le indagini vanno dall'appropriazione indebita alla malversazione, passando per la diffamazione e la calunnia nei confronti dell'ex economo, don Antonino Treppiedi. L'uomo a cui il monsignore avrebbe cercato di addossare le responsabilità per quel buco da 2 milioni di euro.

Secondo quanto scrive il quotidiano diretto da Ezio Mauro, i pm coordinati da Marcello Viola, avrebbero aperto le indagini a seguito dei riscontri della Guardia di Finanza che hanno incrociato bonifici, giroconti e fatture della curia trapanese per risalire alla tecnica utilizzata dall'alto prelato per utilizzare a propri fini i fondi dell'8x1000. In particolare, monsignor Miccichè avrebbe comprato ville. Nell'occhio degli investigatori è finita soprattutto un'enorme stabile di Monreale diventato poi un bed&breakfast. La stessa villa in cui è andato a vivere a seguito della rimozione voluta da papa Francesco, informato dell'indagine aperta nei suoi confronti.

La scomparsa di questi fondi, ovviamente, ebbe ripercussioni sulle attività della diocesi. In particolare, sarebbero saltati i progetti per la riabilitazione dei detenuti della struttura dei disabili mentali, il sostegno alla Caritas per 100mila euro, i 70mila euro solitamente stanziati all'accoglienza per i migranti. Non solo. A nome del monsignore ci sarebbe anche un conto di 400mila euro allo Ior, la banca vaticana. A quanto si apprende, il vescovo, per sottrarsi alla giurisdizione italiana, avrebbe chiesto al papa di diventare cittadini del Vaticano. Ma la risposta è stata negativa.

Nel frattempo la seconda sezione penale della Cassazione ha confermato il sequestro di opere d'arte, quadri, crocifissi di valore e gioielli per due milioni di euro. Le opere erano appartenenti alla curia trapanese, ma sono stati trovati nella villa del vescovo.

Ad apoggiare il monsignore, ci sarebbe stato anche il direttore della Caritas Sergio Librizzi, il quale aveva acconsentito a firmare a suo nome le false fatturazioni dei fondi dell'8per mille in cambio del silenzio del monsignore sulle violenze sessuali di Librizzi ai danni di giovani extracomunitari ospitati dalla Caritas.

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