Cronache

"Vi ammazzo tutti": le minacce choc dopo le violenze di Capodanno

"Segnala questo: vi ammazzo". Uno dei perquisiti per le violenze di Capodanno a Milano minaccia la troupe Mediaset. Ora il branco si copre con l'omertà. I sospettati in tv: "Non facciamo quelle cose"

"Vi ammazzo tutti": le minacce choc dopo le violenze di Capodanno

"Vi ammazzo tutti". L'istinto violento è emerso d'improvviso, tradendo un'irruenza prevaricatrice. Non si è trattenuto nemmeno davanti alle telecamere K., uno dei giovani perquisiti dalla polizia per le violenze sessuali di gruppo avvenute a Milano la notte di Capodanno. Raggiunto sulla porta di casa da una giornalista Mediaset, lo straniero si è scagliato contro quest'ultima e la sua troupe. Trattenuto a forza dai famigliari. Il ragazzo è sospettato di aver fatto parte del "branco" che il 31 dicembre scorso ha aggredito almeno undici giovanissime donne, che secondo alcune testimonianze sarebbero tuttavia molte di più.

Le immagini della sua reazione aggressiva, trasmesse ieri dalla trasmissione di Rete4 Controcorrente, impressionano ma non stupiscono. Esse infatti documentano la situazione di degrado che accomuna le due bande, una di Milano e una di Torino, protagoniste della terribile notte di violenze. "Qua non dovete più venire, avete capito? Fuori dal ca..., dai perché vi ammazzo tutti! Segnala questo: mi chiamo K****, vi ammazzo", esclama il ragazzo davanti alle telecamere, tentando di avvicinarsi in maniera minacciosa alla giornalista. Per i fatti di Capodanno, gli indagati al momento sono dodici, tra i 15 e i 21 anni, quasi tutti di origini nordafricane. Sono già in carcere invece Mahmoud Ibrahim, il 18enne egiziano fermato nei giorni scorsi a Milano, e Abdallah Bouguedra, 21enne di Torino originario del Marocco: su di loro pendono le accuse di violenza sessuale di gruppo, rapina e lesioni aggravate.

Attraverso le immagini delle telecamere di sorveglianza e quelle dei video registrati quella notte, la polizia sta cercando di identificare gli altri componenti del branco. Un gruppo eterogeneo che tuttavia avrebbe agito in maniera organizzata. Il cerchio delle indagini si sta allargando e al contempo i sospettati si trincerano dietro un omertoso silenzio. Alcuni di essi negano di essere stati in quella piazza e lo fanno in particolare quando davanti a loro trovano un microfono. "Sembra che abbiamo fatto un omicicio, non eravamo neanche in quel posto. Non facciamo quelle cose...", hanno minimizzato alcuni giovani intervistati sempre dalla trasmissione di Rete4 nel quartiere Barca di Torino, in cui vivono. Altri loro coetanei di Milano hanno analogamente glissato: "Quel giorno eravamo in un appartamento tra amici, non in piazza". Nessuno sa, nessuno c'era. Nessuno ha visto.

E, come sempre, quando le domande dei cronisti si fanno incalzanti le reazioni diventano più aspre. Talvolta violente come nel caso di K. e delle sue minacce di morte a viso aperto. La logica del branco la si ritrova anche lì, lontano dal luogo delle violenze.

Sotto casa.

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