"Video inequivocabili": così il 30enne ha violentato l'amichetta della figlia

La polizia ha sequestrato lo smartphone del 30enne accusato di violenza sessuale sulla bambina. Nel cellulare ci sarebbero i video e le chat che proverebbero lo stupro

"Video inequivocabili": così il 30enne ha violentato l'amichetta della figlia

Ci sarebbero "video e chat inequivocabili" che incastrerebbero il 30enne del quartiere Pilastro di Bologna accusato di aver violentato l'amichetta dodicenne della famiglia. L'uomo, in stato di fermo da sabato notte, avrebbe confessato di aver avuto rapporti sessuali con la bambina: ora spetterà agli inquirenti capire se si sia trattato di un episodio o se gli abusi fossero reiterati.

La confessione

Lo stupro si sarebbe consumato in un appartamento al quartiere Pilastro di Bologna qualche settimana fa. La vittima è una dodicenne residente in zona, vicina di casa del trentenne, che nei prossimi giorni sarà ascoltata in audizione protetta da una psicologa sul drammatico episodio.

Stando a quanto riporta Il Resto del Carlino, l'uomo - a quanto pare incensurato - avrebbe ammesso di aver avuto un rapporto sessuale con la bambina senza mostrare alcun segno di ravvedimento. "L’ufficio delle Volanti – spiega il dirigente Fabio Pichierri al quotidiano bolognese – oltre a gestire l’intervento al Pilastro, apprese le circostanze per cui era avvenuta la spedizione punitiva, ha sviluppato, nel giro di poche ore, l’indagine, riuscendo ad acquisire elementi tali da consentire un fermo di indiziato".

Il trentenne è scampato al linciaggio dei residenti, tra cui i familiari della ragazzina, grazie all'intervento della polizia.

L'orrore nei video e nelle chat

A testimoniare l'orrore, ci sarebbero alcuni video nello smartphone senza sim del trentenne. Filmati dal contenuto inequivocabile che ora sono al vaglio degli investigatori nelle indagini per violenza sessuale su minore coordinate dal pm del tribunale felsineo Marco Forte. Ma non è tutto.

Tra il presunto aguzzino e la bambina ci sarebbe stato un fitto scambio di messaggi espliciti sull'accaduto. Le chat potrebbero segnare una svolta decisiva nella vicenda, ad oggi, ancora fitta di ombre. Gli inquirenti intendono chiarire se si sia trattato di un "unicum" oppure se la 12enne fosse sovente vittima di attenzioni morbose da parte dell'uomo.

Per certo, la violenza è maturata in un contesto familiare complesso: entrambe le famiglie erano seguite dai servizi sociali. "Il Pilastro è una zona che seguiamo con la massima attenzione – spiegga ancora Pichierri –. Quando è arrivata la chiamata sabato, che parlava di una rissa, siamo andati nella strada indicata con cinque equipaggi, quattro pattuglie delle Volanti e una delle Uopi. Pensavamo di trovarci davanti a una zuffa legata a motivi di microcriminalità ‘ordinaria'".

La fuga della famiglia

Nell'attesa di chiarire la dinamica dell'accaduto, la famiglia del trentenne ha lasciato di tutta fretta la città temendo ritorsioni. Dopo il tentato linciaggio di sabato notte, infatti, al Pilastro girano uomini armati di bastoni e accette; un portone è stato dato alle fiamme.

"Non credo che questi ultimi due episodi siano necessariamente collegati a quanto avvenuto sabato – conclude Pichierri –.

Il Pilastro è un quartiere difficile, su cui noi ci muoviamo sul doppio filone della prevenzione e della deterrenza, con una presenza, costante, delle nostre pattuglie. Che sabato hanno fatto un grande lavoro di indagine, che ha permesso di bloccare un soggetto pericoloso".

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