Coronavirus

Cambia la "storia" del virus? All'Oms non interessa la verità

Di fronte a una possibile svolta, o quanto meno a un indizio appetitoso, l'Oms non ha fatto una piega. Le origini del coronavirus continuano a essere un mistero

Cambia la "storia" del virus? All'Oms non interessa la verità

Proseguono le indagini sulle origini del coronavirus, nel tentativo di chiarire l'esatta provenienza dell'agente patogeno e il periodo esatto in cui ha iniziato a circolare. Per quanto riguarda l'Italia, secondo uno studio tracce del virus sarebbero state presenti all'interno delle acque reflue del Nord del Paese già a dicembre, cioè diverse settimane prima della diffusione del contagio.

Di fronte a una possibile svolta, o quanto meno a un indizio appetitoso, l'Organizzazione mondiale della Sanità non ha fatto una piega o quasi. Michael Ryan, capo del programma per le emergenze sanitarie dell'Oms, in conferenza stampa a Ginevra, è rimasto molto vago.

Tracce nell'acqua

"È sempre importante aver notato che frammenti virali circolavano nelle acque reflue in Nord Italia già a dicembre, prima che chiunque potesse saperlo – ha spiegato Ryna, come riferisce Adnkronos - ma non è chiaro a che estensione questo sia avvenuto e che ruolo ciò abbia avuto nella trasmissione a livello comunitario".

In altre parole, ha concluso Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico per il coronavirus dell'Oms "si tratta di frammenti virali e non di virus vivo. Questo va bene nel contesto della vigilanza, ma dobbiamo concentrarci sulla ricerca di persone che sono infette per curarle e per rompere la catena di trasmissione. Possiamo anche cercare l'origine della circolazione del virus e le acque reflue possono essere utili in questo, ma non ci aiuta a trovare individui infetti, che è la cosa più importante".

Insomma, più che individuare l'origine del virus per fare chiarezza su una vicenda poco chiara e – chissà – magari fare anche passi avanti nella ricerca di un vaccino, l'Oms preferisce concentrarsi sull'individuazione di pazienti infetti.

L'analisi di Pregliasco

Eppure la traccia delle acque reflue ha fatto drizzare le antenne a diversi esperti, tra cui Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università Statale di Milano. Pregliasco ha fornito all'Adnkronos un'analisi emblematica: "Anche la presenza del virus in Italia si sta retrodatando grazie ai risultati dello studio dell'Istituto superiore di sanità che ha rilevato tracce del virus nelle acque reflue di Torino e Milano già a dicembre. In Italia, dunque, ci sono stati torrenti e focolai plurimi che hanno alimentato" il fiume del virus.

"Sars-CoV-2 è arrivato dalla Cina molto prima di quanto non si pensasse, in modi diversi, probabilmente anche grazie ai voli diretti con Wuhan". E il misterioso paziente zero, che per un certo periodo di tempi si è sostenuto di origine tedesca? "Di sicuro quello non sarà stato il solo o il primo ingresso del virus nel nostro Paese", ha chiarito Pregliasco.

Da un punto di vista sanitario, il virologo è stato altrettanto chiaro: "Finalmente si sta chiarendo il quadro di Covid-19, e in particolare quella zona grigia composta da soggetti asintomatici o paucisintomatici. Covid-19 si sta rivelando una malattia molto variegata".

Secondo uno studio coordinato dalla Fondazione Bruno Kessler (Fbk) di Trento, il 69,1% di tutti i soggetti con meno di 60 anni che hanno contratto l'infezione in Lombardia non ha sviluppato sintomi clinici. "Si tratta dunque di soggetti asintomatici o paucisintomatici, che hanno risolto l'infezione senza problemi”, ha chiarito Pregliasco.

Un gruppo "rimasto finora in una zona grigia", che finalmente "sta emergendo e che ci permette di avere un quadro più completo di conoscenze sul virus", ribadisce l'esperto, precisando comunque che il lavoro "non è ancora pubblicato, dunque attendiamo di leggerlo".

Commenti