Quelle due parole le ripete più volte, come a volerne sottolineare l'importanza. "Per fortuna", "per fortuna", "per fortuna". Per fortuna la decisione dell’OMS e dell’Aifa di bloccare l’idrossiclorochina nella cura del Covid è stata presa solo a fine maggio, altrimenti "se fosse arrivata un mese e mezzo fa, ci avrebbe messo in seria difficoltà". Disobbedire alle indicazioni degli enti regolatori o privare i malati di un farmaco che "sta dimostrando la sua efficacia"? Un dilemma non da poco.
Luigi Cavanna è un oncologo, riconosciuto oggi come l’ideatore del "metodo Piacenza" per la cura dei malati Covid-19. Il suo approccio si può riassumere così: "Il paziente deve essere trattato tempestivamente e questo vuol dire che va curato a domicilio". Quando andava a casa degli infetti per verificarne le condizioni - "oggi per fortuna di nuovi malati non ne abbiamo" - portava sempre con sé un kit di medicinali pronti all’uso. Tra questi l'idrossiclorochina e, in caso di necessità, antipiretici e cortisone. Dopo la decisione dell’Oms e dell'Aifa di sospendere i trials sull’uso dell'antimalarico contro il coronavirus, Cavanna è ovviamente rimasto spiazzato. La sua esperienza sul campo suggerisce che l'idrossiclorochina “in tanti pazienti si è dimostrata efficace". "Anche tanti medici l'hanno assunta - dice - Non farà testo, ma vuol dire che credevano in questo farmaco. E poi ci sono centinaia se non migliaia pazienti che l’hanno presa”. Avete visto complicanze particolari? "No, no. Assolutamente no. La più temibile è un disturbo del ritmo chiamato 'torsione di punta', ma uno se ne accorge…".
Nessuno mette in dubbio il prestigio della rivista Lancet. Nessuno dubita della buona fede dell’Aifa e forse pure dell'Oms, che su quello studio si sono basati per bloccare il farmaco. Ma quando per due mesi hai curato i pazienti Covid con l’idrossiclorochina, è normale che poi "qualche dubbio" ti venga. "La prima osservazione è questa: Lancet è certamente una rivista prestigiosa ed affidabile, tuttavia quello pubblicato è uno studio di registro. Ha cioè analizzato i dati di 671 ospedali di 6 continenti e valutato gli effetti del farmaco sui malati, però ha molti limiti dal punto di vista procedurale. In genere i governi e gli enti preposti si basano su studi randomizzati di fase 3 e da lì traggono conclusioni per mettere in commercio o meno un farmaco. E quello di Lancet non è uno studio randomizzato di fase 3”. In fondo, seppur velatamente, lo ammette anche l’Aifa nel suo comunicato, quando sostiene che le "nuove evidenze cliniche" derivano da "studi osservazionali o da trial clinici di qualità metodologica non elevata". "È una mia opinione - sussurra l'oncologo - ma se realizzassimo un’analisi di questo tipo su altri farmaci, come l’aspirina, forse metteremmo in dubbio anche la sua sicurezza”.
Cavanna non intende "avanzare critiche ad uno studio scientifico", non è nel suo stile. E lo si capisce anche al telefono: "Parto sempre dal presupposto che ad uno studio scientifico bisogna rispondere con uno studio scientifico". Cioè "con la forza degli argomenti" e "dei pazienti curati sul campo". Per questo sta lavorando “a spron battuto” per pubblicare prima possibile una analisi retrospettiva sui pazienti che in Italia, in ospedale o a casa, hanno assunto il farmaco antimalarico. "Una volta osservati i dati, e valutati anche gli effetti collaterali, potremo probabilmente dire che l’idrossiclorochina è molto più sicura di quanto non si voglia far credere”. I primi risultati, anticipati dal Giornale.it, dicevano che su 250 persone curate a domicilio, nessuno è morto, meno del 5% è stato ricoverato e tutti alla fine sono tornati a casa. Solo fortuna? "L’idrossiclorochina è in commercio da tante decadi. Perché tanto clamore proprio quando c’è una malattia così diffusiva e drammatica? Le persone con artrite reumatoide o il lupus la utilizzano da tempo: scopriamo che è così pericoloso a maggio 2020? Ma non le viene qualche dubbio?”.
Cavanna “capisce” la scelta dell’Aifa di adeguarsi “a cascata” alle indicazioni dell’Oms. Ma sul fatto che l'Organizzazione mondiale della sanità abbia fatto una valutazione adeguata “ho i miei dubbi”. Un ruolo nella “guerra” all'idrossiclorochina potrebbe averla giocata l’attenzione mediatica attirata sul farmaco dalla decisione di Donald Trump di assumerlo come "prevenzione”. "Lo dico fuori dai denti - spiega l’oncologo -: sembra che l'idrossiclorochina sia entrata a far parte di un gioco politico". I sospetti sono diversi, e Cavanna li esterna senza intento polemico. La chiama "una suggestione da libero pensatore". L'idrossiclorochina costa poco ("con 6 euro si possono curare 2 persone") e ora in gioco ci sono sperimentazioni, plasma e vaccini vari. “In un sistema in cui tutto è basato sul costo - dice - magari si spinge su farmaci che hanno un prezzo diverso...”.Ora la sfida è chiudere in tempo la ricerca "per dare ai decisori politici la possibilità di scegliere non sulla base dell’emozione, ma su realtà scientifiche le più veritiere possibile". Cavanna intende farlo "per rispetto della gente" e dei "suoi" pazienti.
Ma soprattutto perché bisogna “essere pronti in previsione di un ritorno del virus": “Auguriamoci arrivi il vaccino e che questo dramma finisca. Ma mi lasci dire che ogni farmaco ha un costo, economico e biologico. Ma se il beneficio è di gran lunga superiore al costo, allora vale la pena utilizzarlo”. Nonostante le scelte dell’Oms.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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