Coronavirus

Virus e crisi, la pazza idea di Trump: rinviare le urne

È il primo segnale ufficiale che prova la paura di Donald Trump di perdere le elezioni presidenziali del 3 novembre.

Virus e crisi, la pazza idea di Trump: rinviare le urne

È il primo segnale ufficiale che prova la paura di Donald Trump di perdere le elezioni presidenziali del 3 novembre. È una pazza idea, che il presidente lancia come di consueto via Twitter, in una giornata nera per gli Stati Uniti e per la presidenza del tycoon, fino a sei mesi fa apparentemente avviata verso una riconferma senza ostacoli. Ma è un'idea che dà la misura del terremoto provocato dal coronavirus nella politica a stelle e strisce. «Non sarà il caso di posticipare le elezioni fin quando si potrà votare in modo corretto e sicuro???» chiede il presidente con quei tre punti interrogativi simbolo del suo linguaggio immediato e colloquiale. Il riferimento è al «voto esclusivo per posta» verso cui potrebbero avviarsi gli Stati Uniti a causa del Covid-19 e che secondo The Donald rischia di rendere Usa 2020 «le più inaccurate e fraudolente elezioni della storia». «Sarà un grande imbarazzo per gli Stati Uniti», aggiunge.

Il Paese ha superato poche ore prima il record negativo mondiale di decessi e contagi in termini assoluti con i morti per Covid sopra i 151mila - una media di circa una vittima al minuto - e i contagi sopra i 4 milioni e 400mila (ma è ottavo per decessi in rapporto, a livello mondiale, se si guarda alla popolazione). Appena dopo il tweet del leader della Casa Bianca, all'elenco delle vittime da Covid-19 si è aggiunto un grande sostenitore del presidente, l'ex candidato repubblicano alle presidenziali 2012 ed ex amministratore delegato di Godfather's Pizza. Herman Cain è morto a 74 anni dopo un mese di ricovero seguito alla partecipazione a fine giugno al comizio del presidente a Tulsa, Oklahoma, considerato causa del boom di contagi in quell'area.

La pandemia si sta rivelando il nemico più potente di Trump, che ancora a inizio anno sembrava imbattibile. Ma sono le sue conseguenze che fanno tremare davvero il presidente. It's the economy, stupid. È l'economia travolta dal coronavirus che rischia di dare il colpo di grazia alle speranze del presidente di restare alla Casa Bianca. Mentre The Donald twittava ieri, gli Stati Uniti entravano ufficialmente in recessione. L'economia americana ha segnato una contrazione del 32,9% nel secondo trimestre, un crollo del Pil che segna la fine di un'espansione lunga undici anni e il peggior dato non solo dall'inizio della raccolta dei dati ufficiali, nel 1947, ma dai tempi della Grande Depressione alla fine degli anni Venti.

Trump punta a trasformare il nemico coronavirus in alleato, mettendo in discussione la data delle elezioni, mentre c'è ancora incertezza su un vaccino «americano» che possa ridare orgoglio agli Stati Uniti, come spera il presidente, alla vigilia del voto. «Ha soltanto sollevato una domanda», spiega la portavoce della campagna elettorale del presidente, Hogan Gidley, che scarica sull'opposizione le ragioni dell'ipotesi avanzata dal presidente. «È un caos che i Democratici hanno creato con la loro insistenza su tutte le votazioni per corrispondenza». D'altra parte l'inquilino della Casa Bianca non ha il potere di cambiare la data delle elezioni. Per farlo - come ha ricordato la speaker Nancy Pelosi, che ieri ha annunciato l'obbligo di mascherine anti-Covid in Aula - servirebbe il via libera del Congresso. Una circostanza del tutto improbabile considerata la maggioranza democratica alla Camera e adesso che Joe Biden vola nei sondaggi generali su Trump fino a picchi di 20 punti percentuali, dimostrando di potercela fare negli Stati-chiave decisivi per Usa 2020. Secondo un'inchiesta del Washington Post e dell'Electronic Registration Information Center, tra l'altro, il rischio di brogli nel voto postale è minimo, allo 0,0025%, dato che ne fa uno dei metodi più sicuri in tempi di pandemia. Non a caso i democratici attaccano: «Il presidente diffonde bugie e ipotizza il rinvio del voto per restare al potere». Tra i timori dell'opposizione c'è l'ipotesi che se il voto per corrispondenza fosse necessario a causa del virus, in caso di sconfitta il presidente ne approfitterebbe per parlare di «elezione rubata».

Il tycoon è in difficoltà come mai finora. Nel giorno dei funerali dell'icona dei diritti civili, John Lewis, ad Atlanta, cavalcando la rabbia del movimento Black Lives Matter, Barack Obama lo ha accusato di alimentare «nativismo, razzismo e sessismo».

Ma saranno il coronavirus e le sue conseguenze economiche a fare la differenza il 3 novembre.

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