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Vivere sulle pendici del Vesuvio tra fatalismo e rischio eruzione

Più gli scienziati hanno reso chiara l’ineluttabilità del fenomeno, più le istituzioni e la politica, hanno favorito nuovi insediamenti nella zona

Vivere sulle pendici del Vesuvio tra fatalismo e rischio eruzione

Le rocce laviche e la cenere creano strani giochi nell’enorme cratere del Vesuvio. Ricordano ai visitatori che in questa terra non vi è nulla di stabile. Quello che oggi appare solido, domani potrebbe esplodere. Il cratere del Vesuvio, fatto di roccia dall’apparenza durissima, ha cambiato forma talmente tante volte negli ultimi due secoli che bastano le fotografie o i dipinti delle varie epoche per rendersene conto.

La vista dal cratere è semplicemente mozzafiato: le colate laviche solidificate, antiche e nuove, scendono fino al mare, alcune ben visibili, altre sotto la vegetazione (guarda le foto).

Da qui Ercolano, Torre del Greco e Torre Annunziata, zone popolatissime, sembrano una sottile linea, costruita dall’uomo, tra la lava e il mare. Un diaframma sottilissimo destinato a scomparire alla prima eruzione esplosiva del vulcano. L’ultima volta avvenne nel 1631. Il Vesuvio, vulcano che alterna devastanti eruzioni esplosive, con più benigne eruzioni effusive, da quella data ha avuto frequentissime eruzioni effusive, fino all’ultima del 1944. Da allora si è creato un tappo nel cratere. Un tappo, secondo i vulcanologi, destinato a esplodere prima o poi. Un po' come quello di una bottiglia di spumante sotto pressione.

Il vulcano esploderà

Non si può prevedere quando avverrà, ma solamente che accadrà, com’è già accaduto tantissime volte nella storia. Paradossalmente più gli scienziati hanno reso chiara l’ineluttabilità del fenomeno, più le istituzioni e la politica, hanno favorito nuovi insediamenti nella zona. La popolazione che vive in aeree considerate senza speranza in caso di eruzione è cresciuta in modo enorme dal 1944 a oggi.

La storia insegna che ogni volta che vi sono eruzioni esplosive e colate piroclastiche la lava arriva al mare, seppellendo tutto. Basta ripercorrere gli eventi passati di tutte le cittadine ai piedi del Vesuvio per rendersi conto di quante volte sono risorte dalle loro ceneri e di come la fascia costiera sia cambiata a seguito delle varie eruzioni esplosive.

Il fatalismo della politica

Secondo il professore e urbanista Aldo Loris Rossi, la gente dovrebbe capire che vive in una zona a rischio vulcanico permanente. Non vi è a oggi modo di prevedere un’eruzione esplosiva con certezza, quando accadrà non rimarrà altro da fare che evacuare tutti in meno di 48 ore. Un’operazione piuttosto complessa in un territorio che vede la presenza di due sistemi vulcanici pericolosissimi, il Vesuvio e l’Area Flegrea e di milioni di abitanti.

La delocalizzazione che non piace alla politica

L’unico modo per essere completamente sicuri, secondo Loris Rossi, sarebbe delocalizzare gran parte della popolazione dei territori di Torre del Greco, Ercolano, Pompei e Torre Annunziata e la costruzione di nuovi centri urbani in zone relativamente più sicure e con ampie vie di fuga. L’urbanista è però molto pessimista, è convinto che si costruirà sempre di più per sfamare gli insaziabili appetiti degli speculatori.

La storia che non ha insegnato niente

Studiare la storia delle eruzioni del Vesuvio permette di capire che queste fosche previsioni non sono affatto visioni fantascientifiche o apocalittiche, ma una costante della storia di questo lembo di terra da millenni.

Per fortuna la calma regna ancora e nonostante gli infernali incendi, appiccati dolosamente, che hanno distrutto gran parte del Parco Nazionale del Vesuvio quest’estate, il vulcano è pieno di turisti.

Gli stessi che affollano Pompei ed Ercolano, luoghi magici che non hanno insegnato niente agli uomini del terzo millennio.

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