Sesso e violenza nella chat di classe su WhatsApp. È allarme nelle scuole

Preoccupazione tra i genitori degli alunni di una scuola nel Milanese. E a Roma non va certo meglio. Un genitore ha rischiato la denuncia per violazione della privacy

Sesso e violenza nella chat di classe su WhatsApp. È allarme nelle scuole

Dito puntato su WhatsApp. Secondo quanto riportato in un articolo di Milano Corriere, i genitori di una scuola nel Milanese avrebbero denunciato quanto avvenuto in una chat di classe. Tutto avrebbe avuto inizio domenica scorsa, 10 novembre. Alcuni studenti avrebbero dato inizio a un gioco alquanto pesante, una specie di sfida su internet. L’idea sarebbe stata quella di aprire un gruppo WhatsApp e vedere se riuscivano a raggiungere cinquecento persone. Ce l’avrebbero più o meno fatta. Peccato però che l’innocente gioco si sia trasformato in brevissimo tempo in qualcosa di più. Non del tutto innocuo, diciamo. Molti, moltissimi i messaggi, le foto, i video, alcuni dei quali non proprio leciti, che si sono susseguiti sulla chat.

WhatsApp (se usato male) può essere un pericolo

In poche parole, nel giro di due giorni diversi ragazzini, il Corriere parlerebbe di un centinaio, avrebbero ricevuto sui propri telefonini filmati pedopornografici, bestemmie, inni violenti verso immagini religiose e altre volgarità. E il fenomeno non sembrava accennare a fermarsi. Finchè alcuni genitori si sono accorti di quanto stava avvenendo e hanno deciso di denunciare il fatto. Si tratta dei padri e delle madri di alunni frequentanti le classi della scuola media Istituto Paolo Neglio, a Pogliano Milanese, comune di circa 8mila residenti, alle porte del capoluogo lombardo. La struttura scolastica, come sottolineato nell’articolo, non ha responsabilità. All’interno della scuola, anzi, sarebbe anche vietato l’uso del telefonino.

Secondo quanto scoperto dai genitori, sarebbe stato un 13enne a pensare e dare il via alla chat incriminata, con lo scopo di raggiungere cinquecento e più persone. Ognuna delle quali sarebbe entrata con il ruolo di amministratore, che può aggiungere un numero svariato di soggetti e quindi allargare sempre più il gruppo. Queste chat di classe non sarebbero affatto pericolose se al loro interno non riuscissero a giungere anche malintenzionati, adulti e, in certi casi, anche pedofili, con il solo intento di conoscere ed adescare ragazzini. Gli argomenti trattati diventano, quindi, il razzismo, il sesso, la violenza religiosa, molto spesso anche insulti e frasi di pessimo gusto verso i disabili.

Genitore rischia la denuncia

Pessime battute come “non è stupro, è sesso a sorpresa”, frasi pericolose soprattutto se lette da bambini. E a Roma la situazione non è certo meglio. Come si legge sempre nell’articolo, il genitore di una scuola romana avrebbe tentato di informare del fenomeno gli altri genitori, ma sarebbe stato aggredito e quasi denunciato per violazione della privacy. Il padre in questione avrebbe anche detto che alcuni genitori “si preoccupavano che i messaggi in questione non li avessero mandati i loro figli. Solo alcuni avevano avuto la mia stessa sensazione, ma non il coraggio di denunciarla”.

Troppo presto l'uso delle chat

Lisa Di Berardino, vicequestore della polizia postale e delle comunicazioni a Milano, ha dato dei consigli sull’uso dei cellulari con accesso a internet, dati ai bambini troppo presto “i telefonini vengono dati in mano ai ragazzini troppo presto, addirittura in quinta elementare o prima media, senza che i genitori li guidino man mano nell’utilizzo, verificando con loro i contenuti delle chat”. Tra l’altro l’uso delle chat istantanee, nell’Unione europea sarebbe vietata ai minori di 16 anni.

Di Berardino ha inoltre aggiunto: “Si creano chat per tutto e contenuti inappropriati circolano molto spesso. Il rischio cresce man mano che diventano più estese e a maggior ragione se non c’è un amministratore unico”.

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