Crotone, colonia popolata di ex

Affacciata sul Mar Ionio, perla della Magna Grecia, la città di Kroton venne fondata dagli Achei, poco meno di 3000 mila anni fa. Patria d'adozione di Pitagora, terra d'origine di Rino Gaetano e trampolino di lancio di Gian Piero Gasperini, l'antica Kroton oggi si chiama Crotone e più che greca pare diventata una colonia di ex genoani. Dal tecnico Carboni all'attaccante Dante Lopez, da Soviero a Giampaolo, passando per Fusco, Morabito e Tisci: per tutti esperienze - sostanzialmente negative - nel recente passato rossoblù.
La prima e più fugace di tutte fu quella di Ivan Tisci, genovese e genoano doc, centrocampista di qualità cresciuto nel settore giovanile del Grifone. Era il 12 dicembre '93 quando, nemmeno ventenne, fece il suo esordio in Serie A: a Marassi Genoa-Foggia si concluse 1-4 e lì, al termine di una ventina di minuti, si concluse anche la sua effimera avventura in prima squadra.
Dalle giovanili ai «grandi», non meno iellato si rivelò il salto di mister Guido Carboni, chiamato, nell'ottobre del 2000, dall'allora presidente Scerni a subentrare a Bruno Bolchi. Il giovane tecnico aretino, non ancora in possesso del patentino di prima categoria, fu affiancato alla guida del Vecchio Balordo dall'esperto «tutor» Alfredo Magni, navigato nocchiero avvezzo alla terza serie. I due restarono in sella soltanto per 15 giornate (4 vittorie, 5 sconfitte e 6 pari) per poi essere esonerati nel gennaio 2001 e venire beffardamente sostituiti a loro volta proprio da «Maciste» Bolchi.
Lo stesso numero di giornate di campionato durò il cammino genoano di Dante Lopez. Il «delantero» paraguaiano che dalla Serie C volò ai Mondiali di Germania, riuscì ad entrare di diritto nella sezione-pacchi della storia rossoblù, ma si rese anche protagonista di due gol decisivi - soprattutto quello del 4 giugno 2006, nel ritorno della semifinale play-off contro la Salernitana - per l'immediata risalita del Genoa in cadetteria. In quella formazione, passata da Vavassori a Perotti e poi ancora a Vavassori, ancora peggio riuscì a fare Luca Fusco, difensore salernitano, ex enfant prodige ormai prossimo ai 30 anni. Giunto nel gennaio 2006 dal Messina, dopo 12 gettoni e qualche infortunio di troppo, l'estate scorsa partì senza clamori né rimpianti insieme con Dante Lopez, proprio alla volta di Crotone.
Qualche partita in più - 18, 17 in B e una in Coppa Italia - la disputò in rossoblù Giovanni Morabito, terzino sinistro classe '78 giunto dalla Reggina alla corte di Donadoni nell'estate del 2003. Saltato l'attuale c.t. della Nazionale, nonostante l'arrivo di De Canio - che era stato suo estimatore sullo Stretto -, Morabito si rivelò una delusione tale da rifare, nel gennaio del 2004, ben presto le valigie per tornare nella sua Calabria, approdo ricorrente - Reggina, Catanzaro e Crotone nel curriculum del mancino - della sua movimentata carriera.
Altrettanto movimentata la carriera di Federico Giampaolo, il rifinitore teramano che quasi vent'anni fa incantava nella Primavera della Juve di Cuccureddu. Classe e tecnica sopraffina non mancavano di certo, ma chi previde per il biondo fantasista un avvenire luminoso si sbagliò. Di grosso. Dopo un lunghissimo peregrinare in giro per lo Stivale - Spezia, Bari, Verona, Palermo, Pescara, Genoa, Salernitana, ancora Pescara, Cosenza, nuovamente Pescara, Modena, Ascoli e adesso Crotone -, del pimpante ventenne di belle speranze resta solo una pelata e navigata seconda punta di 37 anni suonati e «di categoria», che non ha smarrito però il vizio del gol. Nelle 44 presenze totali in rossoblù, dall'agosto '97 all'ottobre '98, ne realizzò una dozzina, senza mai convincere appieno.
Stessa amara sorte quella di Salvatore «Sasà» Soviero. Giunto dal Cosenza nel '98-99, nella travagliata stagione d'esordio in Serie B, l'incostante portiere partenopeo divise la porta con Domenico Doardo, totalizzando, con Pillon e Cagni in panchina, 18 apparizioni in campionato più 3 in Coppa Italia.

L'anno dopo, però, sia con Delio Rossi sia con Bolchi subentrato in corsa, si conquistò i galloni da titolare inamovibile e disputò una buona stagione: 34 reti subite in 34 partite non bastarono per la riconferma, non avvenuta anche per via del suo carattere particolarmente infiammabile.

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