«Crudeltà inaudita», ergastolo a Mailat

RomaVentinove anni in primo grado per avere aggredito, violentato e picchiato a morte una donna non erano bastati per convincerlo a desistere. Romulus Nicolae Mailat, il romeno ritenuto responsabile dell’omicidio di Giovanna Reggiani avvenuto il 30 ottobre del 2007 a due passi dalla stazione di Tor di Quinto, aveva pregato il suo legale di ricorrere in appello. E l’avvocato Piero Piccinini lo aveva accontentato, chiedendo che il suo assistito fosse assolto. Così, ieri, è arrivato l’atteso verdetto della Corte d’assise d’appello capitolina, che ha accolto la richiesta dell’accusa e ha scelto di non concedere nessuna attenuante al 26enne, in quanto colpevole di «un fatto grave e di inaudita crudeltà». Gli hanno dato l’ergastolo, il massimo della pena. Aggiungendoci, per meglio ribadire il concetto, sei mesi di isolamento diurno.
Non finisce qui: gli atti sono stati trasmessi alla procura per fare luce su un altro punto interrogativo, per capire se Mailat ha agito insieme con uno o più complici, se è stato aiutato a compiere un gesto così violento. Un teste in particolare ha confidato alle autorità romene che con lui c’erano altre due persone.
Inoltre, il prossimo 23 ottobre, il giovane sarà di nuovo di fronte a un giudice per rispondere dell’accusa di calunnia, visto che aveva provato a scaricare la responsabilità dell’omicidio al cugino, il figlio di Emilia Neamtu: sua zia, ovvero la donna che aveva permesso di dare una svolta alle indagini con una testimonianza inattaccabile, nella quale affermava di avere visto il nipote trascinare un corpo.
Al di là di questa coda minore, di questa appendice che poco o nulla potrà cambiare negli equilibri della vicenda, si mette finalmente un grosso punto su una vicenda agghiacciante. Lo si intuisce dalle parole dell’avvocato del romeno, che denuncia «violazioni di alcuni diritti sostanziali», ma poi aggiunge: «Sono due sentenze sfavorevoli e bisogna prenderne atto». Lo si capisce dal sorriso contenuto a fatica dal pg Alberto Cozzella: «È una sentenza giusta nei termini in cui l’avevo sollecitata - dice - perché vi erano elementi solidi su cui fondare questa decisione e la corte ha colto nel segno». Mentre al coro si unisce pure Tommaso Pietrocarlo, legale di parte civile, che canta vittoria e parla di «prove schiaccianti».
Quanto a Mailat, è rimasto sorpreso dal verdetto dei giudici.

È uscito dall’aula scortato dalle guardie penitenziarie e vivrà da solo la sua lunghissima permanenza in carcere: nemmeno uno dei suoi amici o familiari, finora, è andato a trovarlo o gli ha scritto una riga. Forse un po’ meno solo si sentirà invece Giovanni Gumiero, il vedovo di Giovanna Reggiani. Niente e nessuno, è vero, potrà mai restituirgli la moglie. Ma da ieri, almeno, un tozzo di giustizia sì.

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