da Milano
Prima si arrivava fino al nastro giallo, «don't cross the line» e il luogo del delitto restava un territorio inaccessibile. Tu rimanevi sul divano e loro entravano. Setacciavano e raccoglievano. Poi c'era il laboratorio, «don't enter», il mistero si infittiva e tu sempre sul divano. Fino a quando sono arrivati loro, quelli del dna: la squadra di Csi, acronimo di Crime Scene Investigation, il nuovo mondo del telefilm poliziesco. Bocciata dalla Abc e lanciata dalla Cbs nel 2000, è stata la serie più vista negli Stati Uniti in prima serata nel 2002: racconta il lavoro dei detective della polizia scientifica di Las Vegas, solo indagini e autopsie, test e prelievi. Niente, quasi zero, vita dei protagonisti. Il creatore, Anthony E. Zucker guidava i tram nel Nevada, ma aveva la passione per la criminologia e una certa predisposizione per la scrittura cinematografica. Partorì Csi Las Vegas, poi seguirono le serie ambientate a Miami (2002) e a New York (2004). Produzioni che hanno conquistato gli Stati Uniti, evidentemente attratti dalla «vita dei cadaveri», se è vero che un libro come Stecchiti, (Mary Roach, Einaudi), è rimasto nella classifica dei più venduti per oltre un anno. In Italia la squadra di Grissom, il capo degli investigatori nella città dei casinò, fa la spola tra Fox e Italia 1 portandosi oltre quel nastro giallo sempre più fan diventati superesperti di test balistici, microscopi, provette, crash test, luminol. Senza sedersi davanti a Porta a porta.
«La verità è più strana della fiction e alcune delle nostre migliori storie sono ispirate da eventi realmente accaduti. Più ricerche fai, più è facile scrivere delle sceneggiature». Danny Cannon, produttore esecutivo di Csi e Csi New York, anche sceneggiatore e regista degli episodi pilota delle serie: è lui che ci porta sulla scena del crimine.
Csi ha cambiato il telefilm poliziesco. Forse il pubblico era stanco delle serie alla Nypd o del tenente Colombo e serviva qualcosa di nuovo?
«Prima di Csi le storie cominciavano e finivano dentro una stazione di polizia. Grissom e la sua squadra sono civili, superesperti nel loro campo abituati a trattare solo con le prove e con i fatti. Alla luce del mondo contemporaneo, credo che il successo sia dovuto anche alla loro voglia di cercare a tutti i costi la verità. E poi, Csi è diretta come se fosse un film. Musica, luci, ritmi, riprese possono competere con il miglior cinema».
Vi aspettavate un simile successo?
«Non faccio mai previsioni. Ero nuovo per la tv, non la vedevo nemmeno e credo che questo abbia aumentato la mia creatività non facendomi sentire la pressione per quello che era stato fatto in precedenza».
Quali sono i registi che l'hanno influenzata?
«Tony Scott, Michael Mann e Alan J. Pakula».
Guardacaso i primi due hanno diretto rispettivamente le prime serie di The Hunter e di Miami Vice. Quale sarà il futuro di Csi: più spazio alla vita privata dei protagonisti?
«Ci occuperemo sempre del mondo del crimine di Las Vegas.
Diventerà mai un film Csi?
«Non credo».
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