«Il Csm si occupi del problema 41 bis e non di vallette»

Punire i magistrati che non applicano correttamente il 41 bis, il regime di carcere duro per i mafiosi, istituito all’indomani delle stragi del ’92. La proposta arriva dal presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, e prende spunto dall’alleggerimento della detenzione del boss palermitano Antonino Madonia: «È uno scandalo – sottolinea Gasparri – la serie di decisioni di tribunali di sorveglianza che sospendono il regime di isolamento in carcere, il 41 bis, per molti boss mafiosi. Anm e Csm si occupino di mafia e non di vallette. Chiederò al ministro Alfano se ci siano i presupposti per punire i magistrati che decidono la resa dello Stato al crimine organizzato mentre il governo vara norme più dure».
La scarsa efficacia del 41 bis è sotto gli occhi di tutti. Revoche a parte, i boss riescono tranquillamente a comunicare con l’esterno, e servono urgenti correttivi. Auspica una soluzione bipartisan in Parlamento il senatore Carlo Vizzini, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato e rappresentante speciale Osce per la lotta alle mafie transnazionali.

Ma da Italia dei valori arriva la bordata, ovviamente contro il presidente del Consiglio: «Il depotenziamento del regime di carcere duro – dice Franco Barbato – è una gravissima colpa del precedente governo Berlusconi. Checché ne dica Gasparri, che per le vicende riguardanti le vallette farebbe meglio a rivolgersi al presidente del Consiglio piuttosto che attaccare strumentalmente i magistrati».

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