Cuba tace su Fidel e sparla di Bush

Il giornale del partito comunista: «Il presidente Usa vuole aiutare la transizione? Delira»

Roberto Fabbri

Si accentua la battaglia mediatica tra Stati Uniti e Cuba. Il presidente Bush promette ai cubani il sostegno dell’America se intraprenderanno «la transizione verso la democrazia» e assicura di «osservare da vicino» la situazione creatasi con il passaggio dei poteri a Raul Castro, e il segretario di Stato Rice annuncia che si rivolgerà ai cubani attraverso l’emittente degli esuli Radio Martì e la televisione. Ma dall’Avana si fa sentire la voce del regime: transizione è una parola che non ci appartiene, scrive il giornale del partito comunista Granma, «per noi le notizie di oggi parlano di lavorare di più e meglio per mantenere la promessa con Fidel». Poi giù con l’abituale sequela d’insulti: Bush rilascia dichiarazioni «inammissibili» e dimostra «un’ignoranza eterna». Silenzio assoluto, in compenso, sulla domanda che tutti i cubani - e non solo loro - si pongono in questi giorni cruciali: quali siano le vere condizioni di salute del Líder Maximo, sparito da quattro giorni.
A proposito di televisione. All’Avana il canale di Stato, ovviamente espressione del regime, ha organizzato una «tavola rotonda informativa» nella quale conduttore e invitati hanno sostenuto l’unico punto di vista ammesso: il popolo di Cuba vuole continuare la rivoluzione «con davanti il partito comunista, con il compagno Raul e con la direzione, la guida morale, storica e presente del nostro comandante in capo Fidel Castro»; le parole di Bush vengono liquidate come nient’altro che «il solito delirio e le solite minacce, prodotto di una sbornia da astemio». Dall’altra parte del canale della Florida, a Miami, la Tv satellitare Cnn ha assunto come consulente la figlia di Fidel, Alina Fernandez, che lasciò Cuba nel 1993 per dissensi con il regime guidato dal padre. La Fernandez, 50 anni, ha promesso di essere «il più possibile onesta» nelle sue analisi e sostiene che suo zio Raul «non ha il carisma del padre né pretende di averlo».
A Cuba intanto Granma ha dato il primo segnale dell’effettivo passaggio dei poteri a Raul Castro. Il giornale comunista ha pubblicato un ritratto elogiativo del «reggente», definendolo «saldo al timone della nazione e delle forze armate» e raccontandone in perfetto stile sovietico le gesta giovanili negli anni dell’avvio della rivoluzione. L’articolo, corredato da una foto di Raul ragazzino (oggi ha 75 anni), si conclude con una frase che è una direttiva politica: «Questa è una storia che non si può ignorare di fronte agli accadimenti di oggi».
Anche ai giovani comunisti cubani spetta un compito nella reazione del regime all’attacco verbale di George W. Bush.

Il loro giornale Juventud Rebelde evita come sempre di ribellarsi al regime dei dinosauri rossi e digrigna minacce ai connazionali non allineati: «La gente - scrive il direttore Rogerio Polanco - sa di avere risorse, armi e un posto per difendere la rivoluzione».

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