"Cucina per altri". L'hotel gli fa causa e Berton perde

Il grande chef perde la causa con l'hote a cinque stelle

"Cucina per altri". L'hotel gli fa causa e Berton perde

Uno chef stellato, due hotel extra lusso sul lago di Como e una disputa legale sul filo del patto di non concorrenza. Sono gli ingredienti della vicenda che ha portato in Tribunale Andrea Berton (nella foto) e Il Sereno hotel, con vittoria finale del secondo sul primo.

Nel giugno 2016 l'albergo cinque stelle lusso a Torno, con clientela da Mark Zuckerberg in giù, ingaggia Berton con un contratto di consulenza fino a fine 2021. La star dei fornelli, con la propria società, la Ambrosia srl, ha il compito di avviare e supervisionare il ristorante dell'hotel che infatti si chiamerà Berton al Lago. L'effettivo chef sarà Raffaele Lenzi, selezionato sempre da Berton. L'accordo di collaborazione, i cui termini economici sono top secret ma prevedibilmente non trascurabili, ha anche una clausola di esclusiva e non concorrenza post contratto. Berton non avrebbe potuto collaborare con altre società nel settore food, in alcuna forma, per due anni oltre la fine della collaborazione, cioè fino a fine 2023.

Questo nel territorio delle province di Como e di Lecco e dei Comuni della provincia di Sondrio che confinano con il lago. Nel luglio del 2021 Sereno Restaurant invia allo chef la disdetta del contratto, avvisandolo che non sarà rinnovato. Berton però nel dicembre successivo, quando dunque è ancora legato al Sereno, partecipa a una conferenza stampa del Grand Hotel Victoria di Menaggio, anch'esso sul lago a meno di 30 chilometri da Torno. L'annuncio, con tanto di virgolettati e foto social e preceduto dai rumors nel ristretto giro lacustre, è che lo chef stellato avrebbe guidato da gennaio 2022 il ristorante del Victoria, chiamato di nuovo Berton al Lago. E magari la clientela affezionata lo avrebbe seguito. Per non parlare della stella Michelin che poteva «migrare» con il grande cuoco (ma che invece è rimasta al Sereno). Dagli avvocati dell`hotel partono le diffide: ignorate.

A quel punto lo studio legale CBA chiede un provvedimento cautelare che impedisca a Berton di cucinare a Menaggio. In primo grado il Tribunale gli dà torto, sostenendo che la misura sarebbe prematura: considerato che il nuovo locale non è ancora aperto e che non ci sono prove che Berton metterà effettivamente in atto la collaborazione, non c`è motivo di intervenire. La controparte quindi presenta reclamo, producendo gli articoli di giornale sulla conferenza al Victoria. E ottiene questa volta dalla Quinta sezione civile un`ordinanza di inibitoria. Nelle 8 pagine del provvedimento del 27 aprile 2022 si legge come ci sia in effetti violazione del patto di non concorrenza. La Corte ne impone a Berton il rispetto, con penale di 50mila euro in caso contrario.

«Da casi come questo - sottolinea l`avvocato Barbara Sartori, partner di CBA - emerge la centralità dei patti di non concorrenza nei confronti dei partner e dei consulenti strategici.

Se bene strutturati consentono di tutelare l`avviamento dell`impresa, evitando che il valore competitivo generato con ingenti investimenti possa essere sottratto, una volta terminata la collaborazione. Qui, la violazione di un patto di non concorrenza ha consentito di ricorrere in via d`urgenza e bloccare con un provvedimento cautelare di inibitoria le attività vietate».

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