Due donne vincono la Tiramisù World Cup 2025

Barbara Tosato, di Mestre, e Daniela De Biasio, di Farra di Soligo nel Trevigiano, trionfano rispettivamente per la ricetta originale e per quella creativa alla ormai tradizionale competizione per la migliore esecuzione del dolce italiano più famoso nel mondo. La cui origine è contesa in una storica diatriba tra Treviso, dove si è svolto il concorso, e la friulana Pieris

Due donne vincono la Tiramisù World Cup 2025
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Il volto raggiante di Barbara Tosato e lo sguardo emozionato di Daniela De Biasio raccontano una storia fatta di passione, fatica e dolcezza: sono loro le vincitrici della Tiramisù World Cup 2025, rispettivamente nella categoria «ricetta originale» e in quella «creativa», dopo le intense selezioni di Treviso svoltesi lo scorso fine settimana in piazza Borsa. Barbara, di Mestre (Venezia), classe 1969 e tecnico sanitario di radioterapia, ha alzato la coppa con una lacrima negli occhi: «Dedico questa vittoria alla mia famiglia che mi è stata accanto e che ha assistito alle gare - ha detto -. Tanta costanza e tanto lavoro alla base del risultato. E anche accettare le critiche». Daniela, 54 anni, originaria di Farra di Soligo (Treviso) e con esperienza come operaia in agriturismo, ha raccontato con voce tremante il segreto del suo tiramisù creativo: «Il segreto è stato il bilanciamento degli ingredienti e la stabilità della crema. Grazie ai miei cari che mi hanno accompagnato».

Tosato

Un riconoscimento particolare è andato anche a Paolo Silvegni di Rimini: con la sua ricetta a base di fave di Tonka e cannella, ha ricevuto il Premio de La Cucina Italiana, media partner dell’evento. Secondo Francesco Redi, l’organizzatore dell’evento, «Il Tiramisù è divenuto motivo di “pellegrinaggio” a Treviso per quelle tante persone che non solo dall’Italia, ma anche da tutto il mondo, arrivano in città. Intorno a questo dolce si incontrano persone e culture, si stringono amicizie e si creano opportunità. Ripartiamo già da domani per quella che sarà la decima edizione della TWC, piena di entusiasmo e sorprese, come sempre».

De Biasio

Nel cuore della città, alla Loggia dei Cavalieri, erano esposte le creazioni delle passate edizioni: file interminabili di golosi hanno assaggiato ricette ormai leggendarie — dal “spritizamisù” al caramello salato, dall’originale con croccante di arachidi, marmellata d’arance e liquirizia. In totale, quasi quindicimila porzioni servite nella sola giornata della finale. Quando si parla di tiramisù, non si può evitare di tuffarsi nelle sue origini controverse, tra leggenda, memoria familiare e documenti storici. La versione più accreditata lo colloca nel Veneto e nel Friuli- Venezia Giulia, tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta. Secondo la storia più citata, il tiramisù moderno nacque nel ristorante Le Beccherie di Treviso: la signora Alba di Pillo e il pasticcere Roberto “Loli” Linguanotto introdussero formalmente la ricetta nel menu nel 1972. Alcuni storici come Giuseppe Maffioli e Annibale Toffolo hanno collocato l’origine del dolce proprio nel contesto culturale trevigiano, facendo risalire l’idea a una variante regionale dello “sbatudin” — una crema di tuorli d’uovo e zucchero usata nelle famiglie contadine come ricostituente — a cui furono aggiunti mascarpone, caffè e cacao. Alcuni sostenitori di origini friulane fanno risalire la “Coppa Vetturino” servita nel ristorante Il Vetturino di Pieris (provincia di Gorizia) già dagli anni ’40, che in seguito venne chiamata “Tirime su” o “Tirime su’”, suggerendo una linea di continuità con il dolce moderno. In alternativa, si cita spesso un dessert denominato “Dolce Torino” o varianti locali che avrebbero usato mascarpone al posto del burro e caffè al posto dell’alchermes.

La ricetta classica — sancita in modo informale da riviste prestigiose come La Cucina Italiana — prevede i seguenti ingredienti essenziali: savoiardi (o biscotti equivalenti) imbevuti di caffè, crema ottenuta montando tuorli d’uovo con zucchero, poi unita al mascarpone e (a volte) agli albumi montati, e infine una spolverata di cacao amaro in superficie. In questa versione “pura” non compaiono liquori né ingredienti esotici; se si aggiunge un liquore (come il Marsala), lo si fa con cautela per non compromettere l’equilibrio della crema.

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