I "Cugini di Torino" che non sono cugini, ma stappano bene

Barbera e champagne

I "Cugini di Torino" che non sono cugini, ma stappano bene
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Un’oretta di macchina questa settimana a caccia di barbere e champagne, come si addice a questa rubrica. Ma anche di vini non così facili da trovare e prodotti da vigne di un po’ tutto il mondo, anche se Italia e Francia restano poi le mete più desiderabili. Navigatore da puntare su Nizza Monferrato e su una coppia giovane, ma ormai di grande esperienza, che ha scelto di intitolarsi, pur senza esserlo, «Cugini di Torino». Perché chi in Piemonte non ha un cugino che sta a Torino. E quindi dalle 10,30 a notte fonda si può gastrovagabondare tra gamberi e ostriche, tonno e salumi o formaggi da peccato di gola, con contorni di pinse, focacce e paninetti dolci burro e acciughe. Un piccolo regno di sorprendenti golosità gastronomiche (ed enologiche) che conquista, quello inventato da Ilaria e Alessandro. Un format che sta avendo grande successo e il cui segreto è anche la loro simpatia e la spontaneità con cui aprono bottiglie di grande valore tra potenti scampanellamenti che fanno sorridere gli avventori e un’accoglienza come a casa che conquista. Non per nulla chi non prenota rischia di fare lunghe file in attesa di un tavolo. Con gli appassionati del vino di ricerca che dai Cugini troveranno un variegato e capillare assortimento di bottiglie piemontesi (Lodali, Gaja, Rosso, Giacosa, Conterno), infiniti champagne (Cristal, Krug, Selosse, Heidsieck, Egly Ouriet) e le più importanti bottiglie di Borgogna (Romaneé Conti). Con la bella sorpresa del conto umano grazie ai prezzi equilibrati, perché il motto dei Cugini è che «il vino va bevuto e non tenuto». Siamo, assicurano, «il più bel pasticcio del mondo perché vogliamo far vivere esperienze che portino a non aver mai voglia di abbandonare il tavolo.

L’amicizia con i produttori di vino è stata in questo senso molto importante, perché ci ha permesso di costruire una cantina con numerosissime e selezionate etichette, andando ben oltre il più semplice concetto iniziale di vineria», raccontano Ilaria Gambino e Alessandro Carucci (nella foto) che si muovono instancabilmente in sala e raccontano di essere forse stati «un po’ pazzi ad aprire un locale simile in un piccolo centro, ma ora è anche la nostra forza perché abbiamo clienti, o meglio amici, che fanno molta strada pur di stappare e condividere una bottiglia ai nostri tavoli».

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