Sea Signora, il mare in un salotto

Un nuovo locale in via dei Fiori Chiari, nel cuore di Brera a Milano, che segna lo sbarco in Italia dell’imprenditore Antonio Fresa, titolare di molte insegne di successo in Russia. La sua idea di ristorazione, interpretata dallo chef Roberto Godi, si basa su materie prime di pregio interpretate con rigore e un pizzico di divertimento e su un modello di business attento al cliente e ai dipendenti

Antonio Fresa
Antonio Fresa
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Via dei Fiori Chiari, la strada forse più caratteristica di Brera, è diventata negli ultimi tempi un distretto della gastronomia più alla moda, con una raffica di insegne più o meno interessanti, ma tutte di grande richiamo, che trasformano ogni sera quell’elegante budello in un brulicare di persone elettrizzate. Nelle ultime settimane a questa sfilza di insegne si è unita Sea Signora, un’insegna dalla storia molto interessante e dal futuro radioso, almeno a giudicare da come è stata accolta dai milanesi. Io l’ho
visitata un anonimo mercoledì ed era piena quasi in ogni ordine di posti. E non è certamente un locale dal conto lieve. Sea Signora è il primo progetto italiano di Antonio Fresa, imprenditore pugliese che ha fatto fortuna in Russia con una serie di ristoranti italiani e poi si è messo intesta di sfruttare il know how acquisito in una terra difficile ma molto recettiva per conquistare il suo Paese, partendo dalla città più rappresentativa Milano, anche se inizialmente il progetto prevedeva una prima apertura a Firenze.

Sea Signora, le ostriche

Sea Signora propone una cucina fatta di una materia prima di mare di qualità eccellente che lo chef Roberto Godi lavora con cura ma anche con una propensione al sapore, senza risparmio. I piatti sono colorati, espressivi, soddisfacenti per gli occhi e per il palato. Lo stile è profondamente mediterraneo ma qua e là si intuisce qualche ispirazione orientale che dona eleganza ed esotismo. La carta parte da una proposta di plateau di vari tagli, con ostriche di buona qualità, scampi, gamberi, cannolicchi, capesante, con qualche tocco anni Ottanta come il cocktail di gamberi. Poi ci sono carpacci e tartare di orata o di ricciola. Io ho mangiato, tra gli antipasti, un piatto che unisce culatello, tonno hakami e funghi porcini, un’escursione nel bello dell’autunno; poi degli scampi crudi conditi con una crema con foie gras, Sauternes e crema di latte e tartufo bianco che copre un po’ troppo la materia prima; riuscitissima la fritturina di calamari spillo, lieve lieve, su un letto di labneh, con gambero rosso e limone salato. In carta anche delle Panelle burro e alici, una Crocchetta di coda alla vaccinara con maionese al tartufo (tra le poche escursioni carnivore del menu) e un Sauté di vongole veraci con beurre blanche al savagnon, al quale volendo si può aggiungere del caviale.

Sea Signora, la sala


I primi sono saporiti e divertenti, anche perché vengono serviti in certi padellini di rame: io provo dei Maccheroncini fatti in casa con prosciutto d’oca, trombette dei morti e Lambrusco, una combinazione inconsueta e potente, ma che funziona; e un Pacchero Gerardo di Nola con astice. Non provo, ma mi incuriosiscono, le Lorighitas con sardella, pomodori del piennolo e sperma di tonno, un piatto hardcore da molti punti di vista, ma anch’esso davvero piacevole. Tra i secondi non provo nulla, perché nel frattempo mi sono immerso in una lunga chiacchierata con Fresa, personaggio davvero interessante, che mi spiega il suo modello di business rigoroso e rispettoso con cui spera non solo di avere successo a Milano ma anche di dimostrare che si può fare buona ristorazione trattando bene i dipendenti e ottenendo così sorrisi non di facciata ma di vera gioia.

Sea Signora, il Carpaccio Alfonsino

Ciò che si vede, perché il servizio è non solo accurato (ci sono 41 dipendenti, quindi nulla è affidato al caso) ma davvero accudente e in alcuni tratti perfino affettuoso. E già che ci siamo, l’atmosfera che si respira è gioiosa, euforica, gaudente, rilassatissima.

D questo punto di vista si può certamente affermare che Sea Signora è sbarcato a Milano nel momento giusto, quello in cui “customer just want to have fun”, il cliente vuole soprattutto divertirsi. Per questo è facile prevedere un buon successo, perché al numero 32 di via dei Fiori Chiari ci si diverte ma tutto è sempre implacabilmente professionale.

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