È "Silente" (delle Marne) la miglior arringa di Guido Alleva

Nel piatto Tapas di melanzane e la Tartare di black angus con salsa tonnata per passare al rubino del "Monferace 2020"

È "Silente" (delle Marne) la miglior arringa di Guido Alleva
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Scoprire il mare in Monferrato. Oltremodo sorprendente, così come che (a non averne bisogno in tribunale) la miglior arringa del principe del foro è «silente». Secondo appuntamento di «Discovery wine», organizzato da «Otivm» in via Santa Maria Segreta da Silvia Costantino, Angela Costanzo e Barbara Ziggiotto, le tre sommelier che hanno creato «Eva wine» per diffondere la cultura del vino. Con Gianni Fabrizio, oggetto dello studio è il «Silente delle Marne» (2021) della Tenuta Santa Caterina, ma anche il produttore Guido Alleva (nella foto), uomo dal multiforme ingegno. Avvocato penalista e principe del foro tra grande impresa, finanza e clienti altisonanti, dice che fin da bambino la sua vocazione sono le mani impegnate nella terra e nell'agricoltura. «Maestri i fattori che facevano il vino per la mia famiglia. La vite entrò nell'Arca con Noè e gli animali; ha la stessa radice etimologica della vita. E il vino è il tramite alchemico di un mistero potente che ha Duemila anni». Perché il Monferrato? «Scelto per amore. Per otto secoli è stato più importante del Barolo». E a sorprendere è uno Chardonnay 100% allevato guyot e raccolto a mano, su marne, rocce sedimentarie con strati di calcare superficiali. I fossili e altri residui di microorganismi marini, testimoniano come fin lì arrivasse il mare. Notevole anche il «Guido Carlo» (2020): dedicato al fondatore, metodo classico da uve Chardonnay raccolte anticipatamente «per valorizzarne il profilo acidico e olfattivo» e 36 mesi di lieviti. «La Borgogna, il calcare». Nel piatto Tapas di melanzane e la Tartare di black angus con salsa tonnata per passare al rubino del «Monferace 2020», nome scelto dall'associazione di produttori del Grignolino storico nel territorio costituito da 24 Comuni. Affinamento per 30 mesi in botti di rovere e almeno 24 in bottiglia. Elegante l'etichetta, con il mattone e il ferro di cavallo dai quali, secondo antica leggenda, deriva il nome del territorio. Un Risotto alla milanese per salire ai 15,5 gradi delle robuste uve Barbera «Setecàpita» (2019), affinate in tonneaux di rovere francese per 20 mesi.

«Un'azienda biologica che non ha mai usato la chimica - spiega Alleva - Non una questione ideologica, ma perché il miracolo alchemico ha bisogno di tre: la terra vive senza concimi e diserbanti, la pianta e l'uomo». Assolto.

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