Pedro Armocida
da Roma
Da icona sexy a madrina benefica il passo, per Maria Grazia Cucinotta, è breve. E soprattutto lineare. «Da donna, sono orgogliosa di essere considerata sexy. L'aspetto fisico però non deve mai essere una barriera alla propria personalità e umanità», dice con la solita grinta la splendida attrice siciliana il cui primo fortunato film da produttrice con fini umanitari (Unicef e World Food Program), All the Invisible Children con registi del calibro di Spike Lee, Ridley Scott e Emir Kusturica, uscirà venerdì nelle sale mentre stasera sarà presentato a Ciampi. «Si tratta di sette episodi con storie di bambini che possono farci ricordare sia la nostra infanzia ma anche realtà che a volte preferiamo non vedere. Co-produrlo è stato un'esperienza di vita», s'infervora la Cucinotta che già pensa a un seguito.
Perché un film sui bambini?
«Per avere un mondo migliore, dobbiamo prima costruire solide fondamenta. Il nostro domani dipende dal presente che regaliamo ai bambini di oggi. Ma il più delle volte non li vediamo, non sappiamo che esistono, perché sono esclusi dal circuito della comunicazione».
Non dal cinema però...
«Il cinema, come la musica e le altre forme d'arte, è il mezzo perfetto per alzare il livello di consapevolezza. Quattro anni di duro lavoro, con tante collaborazioni, il film trascende lindustria dellintrattenimento mettendo insieme parecchi mondi con lo scopo di sollevare il problema dei bambini ignorati».
Il suo impegno umanitario quando è iniziato?
«Quattro anni fa. Da allora ho partecipato a diverse missioni, sono stata in Botswana e ho incontrato tanti bambini rimasti orfani. LAids è una piaga che sta uccidendo l'Africa. Basterebbe poco per restituire la speranza a un intero continente».
Dall11 al 21 marzo a Montecassino sarà madrina delle celebrazioni benedettine.
«È un santo la cui storia e vita amo moltissimo. Tanto che vorremmo produrre una fiction su di lui. Stiamo lavorando allo sviluppo della sceneggiatura, valutando i giusti toni, le ambientazioni... Ed entro un anno dovremmo finire il progetto di due puntate per Raiuno».
È credente?
«Ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia con questo tipo di educazione. E, secondo me, dopo, si vive meglio. Comunque un debito con un santo ce lavevo».
Allora lo saldi.
«Sono nata prematura, mezza morta, ma alla fine ce l'ho fatta. Mia madre è sempre stata convinta dellintercessione di Sant'Antonio e mi ha vestita come lui per mesi. Dedicare ora una fiction a un santo mi sembrava giusto».
Da Bond Girl di 007 a San Benedetto...
«Crescendo professionalmente si acquista più credibilità. Ho dimostrato in diciottanni di lavoro di essere una persona coerente. A differenza di altre colleghe sono diventata sex symbol senza essermi mai spogliata o aver posato nuda per un calendario».
Forse è anche per questo che non la vediamo più molto al cinema.
«Ho deciso di prendermi una pausa in corrispondenza della nascita di mia figlia. Mi piaceva riflettere, sfidare me stessa e tutti quelli che si sarebbero aspettati da me una carriera basata solo sul fisico. E sa che le dico.
Prego...
«Mi sembra di somigliare un po ad Angelina Jolie che, nonostante sia al centro di mille polemiche, si impegna in opere umanitarie. Credo che essere sexy non precluda la possibilità di fare del bene».
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