
Che il meraviglioso mondo degli influencer che imperversano sui social sia in gran parte fasullo ormai non fa quasi più notizia. Ogni volta che uno dei tanti pifferai magici che ipnotizzano milioni di giovani su TikTok o Instagram viene scoperto a truffare i propri follower o, più semplicemente, fare debiti su debiti per far credere a tutti che fa la bella vita, le reazioni sono spesso sarcastiche. Tutt’altra storia, però, quando alcuni di questi influencer finiscono per essere vittime del crimine organizzato, spesso in maniera estremamente pubblica. Almeno in Messico, la morte di una popolare influencer di Guadalajara ha messo in piazza il lato oscuro della rete: molti di questi personaggi popolari sono stati reclutati dai potentissimi cartelli dei narcos.
Perché i narcos si comprano gli influencer
Lo scorso maggio il pubblico messicano fu inorridito quando la popolare influencer Valeria Marquez, che intratteneva gli oltre 100.000 follower su TikTok con consigli di bellezza, fu uccisa da un sicario proprio mentre stava trasmettendo in diretta. A causare particolare scandalo fu il fatto che l’omicidio era avvenuto in pieno giorno nel suo salone di bellezza in un quartiere esclusivo della città messicana ma non c’è voluto molto prima di capire che, dietro alla vita a cinque stelle della giovane, ci fosse il rapporto con uno dei truci cartelli della droga messicani. Nonostante avesse poco più di 23 anni, la Marquez volava spesso in aerei privati, cenava in ristoranti stellati ed era proprietaria di un salone di bellezza in uno dei quartieri più cari del Messico. Se quasi tutti pensavano che questo stile di vita costosissimo fosse frutto delle sponsorizzazioni dei suoi contenuti online, in realtà, la giovane si era legata ad un esponente di alto livello del crimine organizzato, cosa che, alla fine, le è costata la vita.

L’enorme sensazione causata dall’omicidio ha costretto il governo del presidente Claudia Sheinbaum a lanciare un’inchiesta ufficiale su come i narcos usino molti influencer e produttori di contenuti online per ripulire il denaro sporco. Non sono ancora stati pubblicati i risultati finali di questa azione ma, secondo la Unidad de Informacion Financiera, più di sessanta influencer sarebbero sotto inchiesta per collusione col narcotraffico. Come si legge nel reportage del giornale spagnolo Abc, sarebbero gli stessi narcos a creare dal nulla certi personaggi per, poi, poterli sfruttare per i propri fini. Iesus Meade, consulente politico che monitora diversi profili pubblici messicani, dice che “il crimine organizzato si avvicina ad una persona e gli offre una somma per il proprio profilo TikTok o Youtube. Da quel momento l’account cresce come non mai, accumulando migliaia di abbonati ma senza che nessuno di loro interagisca quasi mai con i contenuti”. A quel punto i cartelli iniziano ad incassare tramite sponsor e pubblicità, trasformando il denaro sporco usato per far crescere il canale in soldi del tutto puliti. Un metodo creativo e molto efficace che, però, ha messo modelle e influencer nel mirino dei cartelli rivali.
L’obiettivo: reclutare nuovi soldati
Ad attirare l’attenzione delle autorità messicane è stato anche il fatto che alcuni popolari account social avessero iniziato ad offrire premi importanti, moto, auto o viaggi di lusso, in maniera del tutto illegale. Questi sorteggi tra i follower di certi creatori di contenuti sarebbero stati organizzati da ditte fantasma che scomparivano subito dopo aver pagato il premio. L’inchiesta è ancora in corso ma, secondo i colleghi di Abc, pur di convincere la gente a seguire certi account non si badava a spese: lo scorso gennaio un elicottero gettò migliaia di volantini su Culiacan, capitale dello stato di Sinaloa, nei quali si diceva senza troppi giri di parole come alcuni creatori di contenuti fossero legati al cartello locale, quello degli eredi del famigerato Chapo. Uno degli account citati fu Markitos Toys, canale che commenta la vita e la cultura musicale di Sinaloa: il creatore Eduardo Castro ha più di 4 milioni di follower su Youtube e ben 5 su Instagram, molti dei quali sarebbero stati “regalati” proprio dai narcos.

Accettare l’aiuto dei cartelli è un patto col diavolo e spesso gli influencer pagano con la loro vita: negli ultimi anni ben dieci profili con più di 100.000 follower sono stati assassinati in Messico. In nessuno di questi casi il colpevole è stato assicurato alla giustizia: la cosa, secondo gli investigatori, sarebbe dovuta al fatto che questi influencer svolgono un ruolo cruciale per i cartelli della droga. Il legame con le stelle dei social serve ai narcos per reclutare nuovi soldati per la guerra che da decenni vede i cartelli l’un contro l’altro armati. Visto il numero delle vittime aumenta giorno dopo giorno, investigare le morti di questi strumenti di propaganda è un’impresa davvero improba. La polizia dello stato di Jalisco non è riuscita ancora ad effettuare un solo arresto e anche scoprire chi fosse il narcotrafficante con il quale si era accompagnata Valeria Marquez è più facile a dirsi che a farsi.
Davanti al suo salone di bellezza ancora sigillato, ogni tanto qualcuno lascia un mazzo di rose con un bigliettino di scuse scritto a mano. Almeno in Messico, diventare una stella della rete può costare letteralmente la vita.