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"Parmigiano russo e mozzarelle del Wisconsin: dobbiamo sconfiggere l'Italian Sounding"

Ovunque nel mondo si moltiplicano le falsificazioni dei prodotti italiani. Complice anche la guerra in Ucraina. Parmigiano fake dalla Russia al Wisconsin

"Parmigiano russo e mozzarelle del Wisconsin: dobbiamo sconfiggere l'Italian Sounding"

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Il cibo e la cultura gastronomica del Bel Paese sono sotto attacco, continuamente. Non solo per i continui tentativi stranieri di svilire le nostre eccellenze alimentari (con qualche franco tiratore pure in patria), a volte attuando veri e propri boicottaggi, più o meno palesi. Esiste uno spettro che si aggira per l'Europa e per il mondo. Questo spettro si chiama Italian Sounding ed è uno dei nemici più insidiosi del Made in Itay. I suoi effetti purtroppo non sono per nulla spettrali ma anzi sono ben tangibili e causano ingentissimi danni alle filiere italiane.

Cosa significa Italian Sounding? In pratica "ciò che suona, o sembra italiano". Una pratica truffaldina volta a trarre in inganno consumatori utilizzando nomi, slogan, modi di dire, colori, e qualsiasi cosa che possa richiamare più o meno direttamente l'Italia e le sue tradizioni. Il fenomeno è globale, da una parte all'altra del pianeta pullulano le produzioni di salumi, formaggi e vini che di italiano hanno soltanto nomi fantasiosi e colori sottratti alla nostra bandiera. La situazione si aggrava ogni anno, alimentata anche dalla grande tragedia della guerra in Ucraina, come recentemente denunciato da Coldiretti a "Tutto Food" in un intervento che ho seguito con grande interesse.

A causa di sanzioni, embarghi e ritorsioni commerciali in Russia sono diventati introvabili prodotti che erano amatissimi dai suoi abitanti come il Parmigiano Reggiano o il Grana Padano, solo per fare un esempio. Ciò ha portato a uno sviluppo senza precedenti dell'industria della falsificazione del Made in Italy. Ho scoperto con orrore che il Russkiy Parmesan ha quadruplicato la sua produzione, ingrassando per bene le tasche di chi lo commercializza. Così pure mozzarelle, pecorini e caciotte fatte con il latte che invece di arrivare dalla Pianura Padana proviene dalle lande sterminate oltre il Volga. Persino la pizza, con marchi maccaronici come la purtroppo diffusissima "Sono Bello 4 Formaggi", nasconde il colbacco russo sotto la berretta di Pulcinella.

L'indignazione verso quanto accade in Russia e nel resto del mondo ai danni dei marchi italiani non deve essere solamente una questione di orgoglio. Dobbiamo sempre ricordarci che se da una parte aumentano, raddoppiano, addirittura quadruplicano produzione e commercio di prodotti tarocchi, in Italia diminuiscono produzione ed esportazione di quelli originali. Così come diminuiscono fatturati e posti di lavoro. Un concetto che può sembrare banale ma quando ci si sofferma a pensare che dietro a tutta questa faccenda vi è il lavoro di tanti italiani e il sostentamento delle loro famiglie credo che tanto banale non sia.

Se da una parte troviamo i produttori di Parmigiano russo dall'altra parte della Terra c'è chi fabbrica Parmigiano nel Wisconsin. La guerra contro il cibo italiano trova alleati e cobelligeranti sui fronti più disparati. Cosa possiamo fare noi in questa guerra? Come si può contrastare "ciò che sembra italiano" ma non lo è? Facendo informazione. Ovunque, a tutti i livelli, insegnando cosa significa davvero Made in Italy. Credo sia necessario essere coesi tra noi italiani, solidali verso chi di Made in Italy ci campa. Una solidarietà e coesione che devono esistere a livello politico, diplomatico, lavorativo e sociale. Senza avere paura di far sentire la propria voce.

Insieme sconfiggeremo anche lo spettro dell'Italian Sounding.

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