Cultura e società

"Sesso senza consenso? Va considerato stupro". Bruxelles impone la linea dura sulle violenze

Approvato un nuovo pacchetto di norme. Ora il negoziato al Consiglio Ue

"Sesso senza consenso? Va considerato stupro". Bruxelles impone la linea dura sulle violenze

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Nel pieno della polemica italiana sul caso La Russa jr, dall’Europa arriva la proposta di una nuova definizione del reato di stupro: rapporti sessuali senza il consenso della donna.
Il Parlamento Ue ha approvato la posizione negoziale sulla direttiva per combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica. E nel pacchetto c’è anche la definizione dello stupro, oltre a norme più severe sulla violenza informatica e misure a sostegno delle vittime. Una precisazione necessaria, si spiega nella proposta di direttiva, perché «in alcuni Stati membri la condizione necessaria per configurarlo come reato è l’uso della forza o delle minacce». Non è il caso dell’Italia, dove il reato di violenza sessuale si configura già senza costrizione fisica, basta anche solo l’induzione, per esempio attraverso pressioni psicologiche.

Il Parlamento Ue chiede che il consenso venga valutato caso per caso e che nell’elenco delle circostanze aggravanti ci siano anche lo stato di gravidanza, il disagio psicologico, l’essere vittima di tratta o che la donna sia accolta in strutture per richiedenti asilo.
Nel pacchetto si prevedono anche nuove norme contro le aggressioni sessuali, le mutilazioni genitali intersessuali, la sterilizzazione forzata e i matrimoni forzati, le molestie negli ambienti lavorativi. Ma anche leggi specifiche per i reati online. Si chiede una definizione ampliata di «materiale intimo» che non può essere condiviso senza consenso, incluse immagini di nudo o video non di natura sessuale, per prevenire il fenomeno del revenge porn, da classificare come «molestia informatica».

Il pacchetto è una «linea rossa per il Parlamento europeo: una direttiva che si batte contro la violenza sulle donne e la violenza domestica che non includa lo stupro non raggiungerà l’obiettivo. È un messaggio importante che gireremo al Consiglio: solo un sì è un sì», ha spiegato in conferenza stampa l’europarlamentare Evin Incir, relatrice per la commissione per le libertà civili, dopo l’approvazione della posizione negoziale. Ha citato l’esempio della Svezia: «Cinque anni fa è stata lanciata la legge sul consenso e le condanne sono più che raddoppiate: la legislazione serve». Dopo il disco verde della plenaria, ora la palla finisce sul tavolo dei negoziati con il Consiglio dell’Ue, che saranno «molto impegnativi: la maggioranza degli Stati membri non vuole inserire lo stupro» nel testo, ha precisato la relatrice per la commissione per i diritti della donna, Frances Fitzgerald.

«Noi riteniamo che il reato di stupro sia così insidioso e persistente in tutta Ue che dovrebbe essere incluso», ha aggiunto. Per la vicepresidente del Parlamento europeo, la dem Pina Picierno, se approvata la direttiva «costringerà molti Stati membri a intervenire sulla loro legislazione nazionale e aggiornarla a questa definizione più giusta e protettiva nei confronti della vittima». Anche perché «la direttiva stabilisce che una vittima di violenza ha un tempo per la denuncia, che non deve essere inferiore ai 20 anni. I traumi post-violenza possono essere elaborati a lungo ed è necessario dare tempo di trovare il coraggio di denunciare.

Uno Stato che non tutela le donne non può definirsi uno Stato di diritto».

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