T ra il 1925 e il 1950, Willie Sutton ha rapinato un centinaio di banche, diventando un eroe popolare. Studiava il colpo alla perfezione, quindi sceglieva un travestimento, agiva alla luce del sole e senza sparare un colpo di pistola. Oggi la storia di Willie Sutton diventa un romanzo-verità intitolato Pieno giorno (Piemme, pagg. 472, euro 19, 50). Merito di J.R. Moehringer, già vincitore del Premio Pulitzer, autore di un acclamato romanzo (Il bar delle grandi speranze, Piemme) e ghost writer della riuscitissima autobiografia di Andre Agassi, Open (Einaudi).
«Perché Willie Sutton? Ne sono stato affascinato fin da ragazzo», spiega Moehringer. «Mio nonno ne parlava con un certo divertimento e qualche timore. Era il Gandhi dei gangster. Un uomo che aveva fatto del carcere un luogo di crescita, che aveva studiato a Sing Sing riempiendo la sua cella di libri di Dante, Cicerone, Shakespeare, Freud, Proust. Ma era anche un pensatore in anticipo sui tempi: detestava le banche. Pensava che i banchieri fossero la causa principale di ciò che c'è di sbagliato nella società».
Le banche, dunque. Ma nel romanzo, molto divertente, c'è anche la New York più scalcinata, ritratta all'inizio del secolo e durante la Grande Depressione.
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