Tappa fondamentale nell'evoluzione della società umana, l'Età del Rame (dal 3400 al 2000 avanti Cristo) viene approfondita nella mostra che verrà ospitata nel Museo Diocesano di Brescia dal 26 gennaio al 15 maggio. In quel periodo, relativamente breve, di poco più di un millennio furono realizzate invenzioni che rivoluzionarono la vita dell'homo sapiens, che aveva iniziato la sua epopea circa 190mila anni prima, fra le quali, non secondaria, va inserita anche la gerarchia sociale, testimoniata dai siti megalitici, usati per rituali collettivi, e dalle differenze, che emergono in quella fase, fra le sepolture delle persone «comuni» e quelle che ricoprivano ruoli religiosi o istituzionali o, come accadeva molto spesso, entrambi.
Nell'epoca designata Età del Rame, infatti, i nostri progenitori inventarono, fra le altre cose, l'aratro, la ruota, il carro, il giogo, la metallurgia e, in ultima analisi, il potere. Gli uomini scoprirono che dalla terra poteva essere estratto del materiale grezzo, da fondere sul fuoco per ricavare armi e molti altri oggetti d'uso, di gran lunga migliori rispetto a quelli realizzati con la pietra scheggiata o levigata, adoperata in precedenza per centinaia di migliaia di anni. La mostra ripercorre questo interessante periodo della storia dell'uomo con una serie di reperti, documenti e filmati provenienti da diverse raccolte. Sono messi particolarmente in rilievo gli studi compiuti in area bresciana, dove sono stati rinvenuti importanti insediamenti che risalgono all'Età del Rame. La documentano la necropoli di Remedello, le tombe di Santa Cristina di Fiesse e di Cà di Marco, la palafitta di Polada, fino agli scavi compiuti recentemente a Manerba del Garda, al monte Covolo, in Valsabbia.
Ma la rassegna si estende ad altri ritrovamenti compiuti lungo tutto il versante meridionale delle Alpi e più a Sud, nella Val Padana. E una sezione particolare è riservata all'Uomo di Similaun, datato intorno al 3300 avanti Cristo, affiorato nel 1991 dai ghiacci al confine tra Alto Adige e Austria e al quale è stato dedicato un museo a Bolzano.
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