L'articolo della domenica

Per capire gli islamisti studiamo il Sessantotto

I movimenti nascenti esplodono in periodi di confusione e di disagio

Il libro Movimento e istituzione, appena uscito nella sua forma definitiva, ci dice che i movimenti esplodono quando la società attraversa un periodo di confusione e di disagio, e la gente si sente incerta, intrappolata. Allora qua e là si formano dei gruppi che si ribellano, vogliono finirla con il passato e annunciano la nascita di una nuova era. È lo stato nascente, un momento di euforia, di entusiasmo, di speranza. Poi questi gruppi confluiscono in un movimento in cui emerge un capo carismatico. All'interno del movimento c'è sempre una straordinaria fratellanza e una comune volontà di trasformare il mondo combattendo chi si oppone.

Per capire un nuovo movimento dobbiamo porci alcune domande elementari. La prima è: chi sono coloro che vengono mobilitati dal movimento, il suo soggetto storico? All'inizio del XX secolo il movimento socialista raccoglieva soprattutto contadini e operai. I movimenti del 1968 invece erano formati da studenti. I movimenti islamisti in Algeria, Egitto, Sudan, Somalia, Siria, Libia Arabia saudita, Yemen attraggono i giovani scolarizzati e disoccupati che si sentono esclusi dal potere e odiano la supremazia occidentale. Poi chiediamoci: qual è l'ideologia del movimento, cioè il mito con cui si spiega la comparsa del male nel mondo e il modo in cui il movimento riuscirà a eliminarlo? Il comunismo diceva che si doveva distruggere il capitalismo, i movimenti islamisti che bisogna tornare alla purezza dell'islam delle origini, quando le armate del profeta conquistavano il mondo.

La terza domanda che dovremmo porci è: qual è la strategia tipica di questo movimento? Nel caso dei movimenti cristiani la strategia essenziale è la conversione individuale, in quelli islamisti la conquista armata. E infine chiederci: perché alcuni movimenti producono una democrazia e altri una dittatura? Tutti i movimenti generano capi carismatici, ma alcuni hanno una strategia gradualista, fanno accordi, compromessi, altri invece rifiutano le alleanze e vogliono tutto il potere da soli. Se ci riescono instaurano un totalitarismo.

È la strada tentata da Grillo, che però ha fallito.

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