Caro Bray, i Bronzi devono viaggiare (e incassare euro)

Le opere, appena restaurate, resteranno al Museo di Reggio. Dovrebbero invece girare il mondo

Caro Bray, i Bronzi devono viaggiare (e incassare euro)

Il ministro Bray loda il restauro dei Bronzi di Riace, e assiste compiaciuto alla loro ricollocazione nel Museo di Reggio. Sembra anche convenire con le ridicole considerazioni della Sovrintendente archeologica Simonetta Bonomi sulle difficoltà (?) dei loro trasferimenti, attuali ed eventuali: «Sono felice che il ministro Bray, dopo avere assistito alle laboriose operazioni di trasporto, si sia reso conto che fare viaggiare le due sculture non sia cosa di poco conto».

L'alternativa sarebbero «buone idee» come una «presenza» o un «collegamento» virtuale attraverso osceni cloni, in gesso e resina, che non hanno neppure il rango di copie, e appaiono come bambole gonfiabili rispetto a una donna vera. «Furono utilizzati dall'ENEA per sperimentare le basi antisismiche. Certo in chiave estetica non sono bellissime. Il materiale poco si presta, è più un'ipotesi da cui partire». Ma le opere d'arte hanno senso in quanto sono originali, e trasmettono emozioni per la loro unicità, come le persone. Una copia di Van Gogh non è un Van Gogh. L'identità è individuale.

L'ipocrisia è tutta nella proposta di «un piano per il rilancio dei Bronzi e del territorio». Me li vedo in coda, i turisti, al Museo Nazionale di Reggio, in Calabria, in novembre, dicembre, gennaio, febbraio, marzo e anche aprile... altro che «flussi». Ma se la falsificazione o l'illusione (che è lo stesso) è evidente, l'impegnativo e laborioso restauro per giustificare ritardi e impedimenti ai viaggi è un vero e proprio crimine. Lo descrive bene Bruno Zanardi nel suo recente libro Un patrimonio artistico senza (Skira): «Entro nel Museo archeologico, deserto nonostante sia colmo di pezzi importantissimi e bellissimi. E chiedo a uno degli infiniti custodi: “I Bronzi di Riace ?”. Lui allarga le braccia e risponde: “Non li trova. Sono in restauro da un paio di anni. È il terzo dal 1980. Io sono solo un custode, ma secondo me, che li vedevo tutti i giorni, erano perfetti. Bastava spolverarli. Roba di una settimana. E di qualche centinaio di euro. Invece la Sovrintendente, un'archeologa, ha fatto fare un restauro. Spendendo un milione di euro o giù di lì. Con grandi titoli sui giornali e trasmissioni televisive, soprattutto locali, ma anche nazionali. Scusi lo sfogo. Mi rendo conto che se una cosa la spolveri e basta, senza spendere nulla, c'è una probabilità su un miliardo che tu vada in televisione e sui giornali. Ma, a buon senso, non crede anche lei che restaurare una volta ogni 15 anni lo stesso manufatto, più che benefici, produca danni, oltre a essere uno sperpero di danari pubblici?».

Invece del compiacimento per l'inutile restauro, non viene qualche dubbio al ministro Bray?

Da una esposizione a Parigi e a New York i Bronzi potrebbero tornare a casa con 20 milioni di euro, senza il minimo danno, ripagandosi anche il costosissimo Museo che li accoglie oggi a Reggio.

E perché nessuno si è preoccupato, fra le anime belle che si agitano per la salute dei Bronzi, per il viaggio in California del più fragile, e altrettanto bello, Efebo di Mozia? Forse perché la Sicilia non è Italia?

press@vittoriosgarbi.it

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