Chi è

«Quattro, disse il Giaguaro». Mario Vargas Llosa è tutto in questo memorabile incipit del suo romanzo Conversazione nella “Catedral”, in italiano per Einaudi. In Vargas Llosa si sente pulsare il Sudamerica, più che in Borges, più che in García Marquez: sornione, diplomatico, incoerente, narratore di razza, le sue pagine sono sensuali e violente al tempo stesso. Nato nel 1936 a Arequipa, nel sud est del Perù, in una famiglia della classe media con cui si mise ben presto in conflitto (a causa della sua passione letteraria), Vargas Llosa esordì nel 1963 con La città e i cani, per poi proseguire con La casa verde e Conversazione nella “Catedral”, che gli diede la fama. Continuò poi con altri romanzi diventati di culto (ricordiamo I quaderni di Don Rigoberto, La zia Julia e lo scribacchino), saggi, scritti politici, tutto sempre all’insegna dell’originalità, come nel romanzo La festa del caprone, che inizia così: «Urania.

I genitori non le avevano fatto un favore; il suo nome dava l’idea di un pianeta, di un minerale, di tutto tranne che della donna snella e dai tratti sottili, dalla carnagione bruna e dai grandi occhi scuri, un po’ tristi, che lo specchio le rimandava. Urania! Ma che bella invenzione».

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