il commento 2 Ora persino parlare dei fratelli Cervi è vietato dall'Anpi

Alla fine non c'è scampo. Non si riesce a sfuggire ai «gendarmi della memoria», non è data possibilità di guardare alla storia italiana dopo il 1920 con serenità e soprattutto libertà di giudizio. Due episodi di questi giorni ne sono prova triste e lampante. Il primo riguarda il premio Acqui Storia. La giuria che si occupa di romanzi storici ha premiato Dario Fertilio per L'ultima notte dei fratelli Cervi. Apriti cielo: immediata scomunica da parte dell'Anpi provinciale di Alessandria. Hanno così definito il romanzo di Fertilio: «un saggio fondato su affermazioni storicamente smentite che gettano discredito sui Fratelli Cervi e sull'antifascismo; d'altronde lo stesso autore non ha mai negato il suo disprezzo per l'antifascismo! Lo riteniamo un oltraggio alla Città di Acqui Terme». Che il liberale Fertilio disprezzi l'antifascismo è difficilmente dimostrabile. Semmai è un signore che ha scritto antipatiche verità sui gulag e sulla repressione nei Paesi comunisti (basta pensare a La morte rossa o a un'iniziativa come «Memento gulag»). Quanto al romanzo: a chiunque lo legga senza preconcetti riesce difficile capire dove sia il reato di «lesa resistenza». Il sacrificio dei sette fratelli partigiani ne è il cuore, la brutalità delle torture e della fucilazione evidenti. Forse a infastidire è il fatto che Fertilio evidenzia come i Cervi vennero lasciati soli perché non organici al Pci, perché troppo anarchici. Ma questa non è lesa resistenza, è analisi storica controargomentabile, non certo passibile di anatema. Figurarsi poi estendere l'anatema a tutto un premio... Ma per capire che aria continua a tirare nel mondo culturale italiano basta spostarsi a Trieste. Lì un noto campione della reazione come Simone Cristicchi (sì proprio il ricciolone che a Sanremo cantava Ti regalerò una rosa in difesa dei malati mentali) ha pensato bene di mettere in scena, al teatro Rossetti, uno spettacolo sull'esodo istriano, sulle foibe. L'hanno messo sotto assedio. Nello spettacolo, intitolato Magazzino 18 doveva per forza esserci anche un richiamo alle colpe del fascismo. Pare che qualcuno volesse infilarci anche un testo di Boris Pahor, noto «riduzionista» del dramma delle foibe. Da dove sono partite le pressioni? Dall'Anpi e dall'estrema sinistra.

Quanto sarà forte la resistenza di Cristicchi ai fanatici della Resistenza? Per ora risponde così: «C'è un lato oscuro del comunismo nazionalista. Non tolgo alcun merito alla lotta partigiana... ma non è giusto santificare la Resistenza». È buon senso, ma può bastare per essere etichettato come fascista e revanscista, per folle che possa sembrare.

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