“Confini e conflitti", un libro per ricordarci da dove veniamo

Dall’Unità d’Italia fino alla fortunata caccia e scellerata cacciata di Gheddafi passando per Giulio Andreotti, un libro racconta i fatti che mettono in discussione la sovranità nazionale dell’Italia

“Confini e conflitti", un libro per ricordarci da dove veniamo

Un’ipotesi di percorso che se condiviso aiuta a trovare il margine fisico che in ognuno di noi diventa suggestione mentale e spirituale. Questo è il libro dal titolo “Confini e conflitti – uomini, imperi e sovranità nazionale” scritto da Marco Valle e edito da Eclettica edizioni.

Trecento pagine di informazioni inedite e documentate per sostenere tesi tanto scontate quanto utili da ripetere. Utili per arginare quel fiume di parole e chiacchiere che ci sta sommergendo. Un’originale operazione di memoria storica per ricordarci da dove veniamo. A cominciare dall’indipendenza debole del nostro Paese.

Marco Valle declina i fatti che, dall’Unità d’Italia fino alla fortunata caccia e scellerata cacciata di Gheddafi – a distanza di tempo dalla stesura del libro la ragione sorride inopinatamente all’autore e alle sue disamine – passando per Giulio Andreotti, mettono in discussione la sovranità nazionale dell’Italia. Per lo studioso Valle a tutto vantaggio della Gran Bretagna. Paese che dalle pagine del libro assume i caratteri di una concorrente europea interessata alle vicende dell’Italia per limitarne le potenzialità. Che esistono e come.

Valle ricorda, infatti, le gesta di eroi italiani capaci di esprimersi ognuno nella propria disciplina lasciando ai posteri un filo rosso che accende il cuore e non solo la memoria. Giuseppe Verdi e le tappe – si legge un inedito ritratto - di una vita che fanno di questo uomo un mito. Senza confini. Come quelli non avuti dagli esploratori perduti che Valle snocciola uno ad uno, pagina dopo pagina, per riconsegnarceli. Per ritrovarci comunità avventurosa e tricolore. Fra italiani, come italiani che seppero stupire il mondo come solo riuscirono a fare capitani coraggiosi come Vittorio Bottego, Romolo Gessi, Pietro di Brazzà, Padre Massaja, Giovanni Miami, Giovan Battista Cerruti, Camillo Milesi Ferretti e tanti altri che vengono ricordati da Valle con generosa capacità mnemonica tipica di chi non vuole prendere in giro chi lo ascolta, chi lo legge. Le pagine si leggono senza noia anche perché Valle impone un ritmo intelligente.

Così che il passato che riemerge è prossimo e remoto senza che il lettore se ne accorge. Un tuffo nelle avventure del secolo scorso – memorabili le pagine dedicate alle gesta degli italiani ad Addis Abeba - o in episodi accaduti solo qualche anno fa come in Afghanistan, dove - qualcuno lo dimentica - a combattere ci sono ancora italiani. A proposito, toccanti le pagine dedicate al soldato, l’eterno soldato ricordato da Valle protagonista assoluto anche nelle modernissime e tecnologiche guerre. Una sezione del libro affronta le miserie sparse in Oriente, e nelle zone immediatamente confinanti, dal comunismo. Dalle pagine emergono nomi, situazioni e fatti sentiti dire almeno una volta. Ma troppo spesso lasciati ad un destino beffardo. Quello del pour parler da salotto. Magari in seconda serata in televisione. Quando tutto viene dato in pasto alla pornografia dei sentimenti e dei ricordi.

Questo libro restituisce dignità ai ricordi, a chi vuole ricordare, a chi ascolta. Berlino, per esempio. La città viene ricordata in prima persona proprio da Valle che la visitò nel 1990. Porzus ancora. Goli Otok, Tirana e L’Istria. Già l’Istria. Il triestino Marco Valle riesce a raccontarla a più riprese come solo chi l’ha respirata riesce a fare. Come se non bastasse si fa aiutare da un altro triestino doc. Gian Micalessin. Il giornalista oltre a curare la prefazione – che da sola merita il prezzo del libro – è ricordato in molte pagine quando occorre far riaffiorare i ricordi più intimi. Almerigo Grilz lo è.

Chiude non a caso, una galleria di personaggi che Valle o ha conosciuto di persona. Ottavio Missoni per esempio. O li ricorda come se fossero sempre stati grandi amici. Luigi Rizzo – e le avventure che richiamano alla memoria la contemporanea esistenza del nonno di Valle -, Enrico Mattei, Luigi Broglio, Jean Schramme, Pierre Schoendoeffer fino all’attuale Pontefice, Francesco Bergoglio. Tutti definiti cuori avventurosi dall’autore che in molti casi solletica le corde dello spirito di emulazione che vibrano in ognuno di noi. Sicuramente emergono principi e valori che oggi fanno fatica a trovare diritto di cittadinanza fra i politici e i pensatori attuali.

Soprattutto fanno fatica ad incarnarsi nei loro esempi di vita vissuta. Allora non resta che gustarsi chi e quanto ci ricorda Marco Valle per difenderci dalla dilagante stupidità e superficialità imposta da un pensiero arrogante e subdolo.

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