nostro inviato a Leno
Convegno con quasi rissa. Ma c'era da aspettarselo, visto il putiferio artistico scatenato da Maurizio Bernardelli Curuz e Adriana Conconi Fedrigolli con l'ebook, preceduto da robusto batage a mezzo Ansa, nel quale hanno annunciato di aver ritrovato nel fondo Peterzano del Castello Sforzesco più di 90 disegni attribuibili, secondo loro, a Michelangelo Merisi. Erano settimane che molti esperti, a partire dai curatori della collezione, contestavano la scoperta, e il metodo con cui è stata fatta (lavorando quasi esclusivamente su copie digitali). Senza contare che, come abbiamo raccontato sul sito del Giornale, il giovane critico Davide Dotti ha proposto di identificare almeno dei tre presunti disegni caravaggeschi con copie di statue: tra cui una della Testa di Seneca (datata 1601-1603) di Guido Reni che non sarebbe compatibile con gli anni in cui Caravaggio era allievo di Simone Peterzano. E a dar ragione a Dotti si sono affrettati pesi massimi come Claudio Strinati e Maurizio Calvesi. Ecco allora che Bernardelli Curuz e Conconi Fedrigolli hanno organizzato ieri, in quel di Leno, la loro risposta (la location inusuale e periferica marcava le distanze dall'accademia e dalle istituzioni milanesi). Nella sala convegni di Villa Badia di fronte a svariate televisioni, tra cui France2, hanno raccontato per filo e per segno il loro lavoro. Hanno ammesso di aver operato prevalentemente in digitale e sul bianco e nero. Ma a detta loro, lavorare sul bianco e nero, era anche il metodo preferito di Federico Zeri. Hanno illustrato tutte le similitudini riscontrate tra i disegni presenti nel fondo e le opere mature di Caravaggio (alcune delle quali, non prive di una certa evidenza). E poi anno argomentato con dovizia di particolari gli errori tipici del Caravaggio (come la fattura dei talloni, o le teste di mucca che a Merisi non sono mai venute bene) che si riscontrano sia nelle opere della maturità che in alcuni dei disegni.
Ma lì è scoppiato il patatrac. Conconi Fedrigolli ha perso la pazienza vedendo Marco Vallora, critico d'arte che seguiva la conferenza per La Stampa, che sogghignava (almeno secondo la Conconi). Si è passati rapidamente dalla discussione accademica a Bernardelli Curuz che puntava minacciosamente la sedia di Vallora, chiedendogli di andarsene. Poi, dopo qualche insulto che avrebbe divertito il Merisi (noto amante delle risse), gli animi si sono placati ma i dubbi espressi da Vallora e da altri sono rimasti nell'aria senza risposte certe. Eccone uno: già Giulio Bora uno dei massimi esperti di disegno lombardo del '500 aveva visionato il fondo e aveva scritto (2002) che all'interno potessero trovarsi opere del Merisi, ma aveva anche preso atto della difficoltà di fare una identificazione certa... Stessa posizione prudente esposta dagli studiosi del Castello. Insomma a essere contestata non è l'idea che «quella con Peterzano sia stata la scuola media di Caravaggio», del resto già Vittorio Sgarbi aveva costruito una mostra (Gli occhi di Caravaggio) giocando anche con questa idea. Semmai il numero e la perentorietà delle attribuzioni.
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